In Italia la burocrazia è spesso un impedimento nel velocizzare le procedure di un’attività economica d’impresa, ‘Kafkiana’ è stata definita in queste ore la situazione italiana dall’ad di Ikea Italia, la multinazionale svedese del fai-da-te che in Italia ha ben 20 punti di vendita. Il rimprovero è giunto al limite di una situazione paradossale secondo le parole di Petersson che ha messo in luce tutti gli impedimenti che stanno rallentando l’apertura di un grosso punto vendita Ikea nei pressi di Roma.

A Roma, in zona Pescaccio: 36mila metri quadrati, per una spesa di 115 milioni, con una previsione di 310 posti di lavoro diretti e 70 indiretti, questo sarebbe il difficile obiettivo da raggiungere a causa di una burocrazia davvero insostenibile, secondo Petersson unica in Europa.

Petersson dipinge un quadro che ha dell’assurdo, nel senso, sottolinea l’ad, non vi è di fatto nessuna resistenza da parte delle istituzioni e né tantomeno nessun parere contrario a questa manovra commerciale dell’Ikea, semplicemente, nulla si muove, si galleggia in una vischiosità passiva.

La regione Lazio vive in queste ore vicende che hanno dell’incredibile sotto un altro punto di vista ma aprire un attività commerciale in Italia di queste dimensioni può avere lungaggini variabili tra i 7 e i 9 anni ha commentato ancora Lars Petersson. Non ci sono dubbi che le parole di uno dei dirigenti del colosso svedese vanno a toccare ancora una volta un problema mai risolto in Italia; la certezza del diritto, dei tempi  e delle procedure che dalle nostre parti in taluni casi è seriamente compromessa.

Ikea comunque investirà in Italia all’in circa 400 milioni di Euro. British Gas invece vi ha rinunciato, soffocata anch’essa da un apparato burocratico che ha ritenuto essere insostenibile e inaccettabile dopo un’attesa di ben 11 anni per costruire un rigassificatore nei dintorni di Brindisi dal valore di 400 milioni di Euro.