Il concetto di editoria a Mountain View è sempre stato del tutto particolare, se così possiamo dire, oltre che moderno. Quando scrivi sul tuo blog e pubblichi i tuoi annunci con AdSense sul tuo sito o su altri siti (autorizzati) il sostantivo ‘publisher’ che spesso viene inserito nei vari turtorial di Google suona talvolta come incomprensibile, autore ed editore di te stesso; magica formula, che ha fatto schizzare alle stelle il potere di Google ed infuriare i vertici della Association of American Publisher, ma in questo caso per altri motivi ancora più curiosi se vogliamo.

Google Books è stato accusato difatti di aver digitalizzato in massa tutta una serie di volumi senza chiedere né permesso e né l’autorizzazione a chi di dovere, evitando così di consultare i ‘vecchi’ dell’editoria a stelle e strisce, tutto per costruire la fatidica Googleteca. Nell’ottobre del 2005, cinque editori dell’importante associazione di categoria hanno dichiarato guerra a Muntain View portando in causa il colosso informatico accusato di aver violato massivamente le norme del copyright in materia.

Il risultato del settlement agreement è che i publisher avranno così la facoltà di mantenere o ritirare le proprie opere dal progetto digitale di Google secondo la loro libera scelta.

In attesa di ulteriori sviluppi, Google potrà vendere i libri digitalizzati sullo store mobile Play, appena oltrepassato il 20 per cento della consultazione libera di un testo.

Nel comunicato diramato dalle parti (non più) in causa, l'intesa con AAP non coinvolge invece in alcun modo la battaglia legale ancora aperta con l'associazione degli autori Authors Guild.