Emersi nuovi dettagli sui retroscena che riguardano lo stralcio dell'articolo 14 (quello riguardante le farmacie) del decreto Balduzzi. A quanto pare, la decisione del governo di accantonare il pacchetto sarebbe frutto di indicazioni provenienti dai due partiti-guida, Pdl e Pd, che alla vigilia dell'incontro di Governo della scorsa settimana avrebbero patteggiato una reciproca desistenza sui passaggi del decreto di rispettivo interesse (con il Partito delle Libertà opportunamente consigliato da Federfarma).

Resta sempre da capire che sarà di quell'articolo 14, ma ad ascoltare i commenti degli esperti di legislazione farmaceutica l'accantonamento non dovrebbe avere conseguenze negative.

Secondo il parere dell'avvocato Quintino Lombardo "Si conferma il quadro normativo definito dal decreto per le liberalizzazioni rispetto al quale c'è una pianta organica retta dal criterio della distanza e dagli ambiti territoriali che ora si chiamano zone. Per le quali, checché dica quella circolare ministeriale che tanta confusione ha fatto tra i comuni, resta la necessità di una perimetrazione sufficiente a identificarne l'estensione".

Cosa che non tutti i sindaci hanno fatto con l'individuazione delle nuove sedi: "La maggior parte dei comuni ha lavorato bene" osserva Lombardo "garantendo il giusto equilibrio tra vecchie e nuove sedi e ragionando su planimetrie e dati censuari. Altri invece hanno lavorato male o sono stati frettolosi, accontentandosi di indicazioni generiche o insensate, come quel comune che per zona ha addirittura inteso i locali della nuova farmacia.

Tutti, comunque, hanno collocato le nuove farmacie a distanza "di sicurezza" dalle loro comunali".

"Lo stralcio dell'articolo 14" osserva dal canto suo Bruno Nicoloso, docente di legislazione, organizzazione ed economia farmaceutiche all'università di Firenze "lascia irrisolto il dilemma di fondo: la farmacia è un servizio votato alla tutela di un diritto costituzionale come la salute o un'impresa?

Se vale la prima lettura, come ribadiva nel 2003 la Corte costituzionale, allora Pianta organica e programmazione delle sedi hanno ragione d'essere, se prevale la seconda allora si seguano le regole del libero mercato.

Serve un chiarimento, perché i ricorsi con cui in questi mesi sono stati impugnati i provvedimenti comunali sull'istituzione delle nuove sedi hanno fatto emergere due indirizzi costituzionali opposti: c'è una sentenza del Tar Campania che afferma che i sindaci devono ubicare le nuove sedi in modo da assicurare un'equa distribuzione dei presidi e privilegiare le aree disagiate, e c'è una decisione di pochi giorni fa del Tar friulano secondo la quale invece la liberalizzazione ha fatto saltare tutto".