Nei telegiornali ci siamo da mesi abituati istintivamente a far corrispondere un innalzamento dello spread ogni qualvolta che la Signora Merkel assume delle decisioni (che compiacciono i suoi probabili elettori tedeschi) e ad un abbassamento dello stesso, ogni qualvolta Mario Draghi comunica le sue intenzioni in difesa dei paesi euro-deboli (Grecia-Spagna-Italia etc.).

Ora sembra chiaro che, il braccio di ferro tra il governatore Draghi e la Bundesbank volga a favore del primo che ha deciso di schierarsi fortemente a favore dei tanto desiderati “Bond Salvastato“.

Ecco quindi puntualmente abbassarsi lo Spread e salire tutte le borse europee.

Questo avvalora la tesi che sostiene lo stesso Presidente Napolitano, cioè che lo Spread sia notevolmente al di sopra dei canonici parametri economici e che dunque gran parte (circa il 60%) sia determinato dalla pura speculazione, ogni volta supersensibile a questi discorsi.

Tutti ci domandiamo da quanto tempo, ogni giorno, soffriamo questa forte ripercussione che muove miliardi di euro in pochissimi istanti corrispondenti al maggior tasso d‘interesse che lo Stato debole deve pagare agli investitori. Perché fino a pochissimi anni orsono ciò non era messo così in evidenza dai mezzi di comunicazione?

Possiamo dire allora che l’economia di un paese dipende anche e notevolmente dalla sola reputazione che questo paese ha in rapporto alla fiducia che gli investitori gli attribuiscono .

Ma è giusto che questo si trasformi immediatamente in una pena così dura? Non sarebbe il caso di mettere in moto un marchingegno finanziario che possa evitare ciò immediatamente e non a distanza di tanto tempo? Ancora gli economisti migliori del mondo non hanno escogitato qualcosa di realizzabile praticamente, anche perché molte sarebbero le avversità che esploderebbero anche di natura politica e sociale. Ricordiamo che la stessa BCE aiuterà i paesi deboli a condizione che attuino un piano di rientro preciso e ben programmato.