Ecco cosa scrive nell'editoriale del Giornale di oggi il suo direttore Sallusti: "Non ho accettato trattative private con unmagistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me. Non accetto ora di evitare la cella". Afferma anche che non chiederà la grazia, perché Napolitano "nel suo settennato nulla ha fatto di serio e concreto per arginare quella magistratura politicizzata che con odio e bava alla bocca si è scagliata contro chiunque passasse dalle parti del centrodestra e che ora, dopo avere ripassato i politici, vuole fare pulizia anche nei giornali non allineati alle loro tesi".

Nel seguito se la prende anche con il Presidente del Consiglio Monti, così come con il ministro della Giustizia Severino.

Paolo Berlusconi, nel ricevere le dimissioni di Sallusti, le rigetta, esprimendo la "più totale fiducia" al direttore. Ecco cosa scrive, pubblicato sullo stesso Giornale, l'editore fratello dell'ex Presidente del Consiglio: "Ero fermamente convinto che alla fine avrebbero prevalso la giustizia ed il buon senso. Fa male avere invece la conferma che in quanto a giustizia siamo davvero un Paese da terzo mondo, un Paese in cui si va in galera per un'opinione e agli arresti domiciliari per un omicidio". Paolo Berlusconi si dice pure totalmente d'accordo con il rifiuto espresso da Sallusti "di ogni scorciatoia, con un risarcimento o con l'affidamento ai servizi sociali, per evitare di subire questa insensata condanna.

La sua è una battaglia di principio, in difesa del suo diritto di espressione e più in generale del diritto di tutti noi di vivere in un Paese democratico e liberale".

La condanna a 14 mesi di carcere per diffamazione a mezzo stampa (per un bruttissimo articolo contenente falsità scritto non da Sallusti ma da Renato Farina, che lo ha rivendicato pubblicamente) è stata confermata in Cassazione.

La sentenza è stata criticata da tutta la stampa, ma anche dall'intera classe politica. La responsabilità di leggi che permettono questo tipo di sentenze, però, è proprio dei politici e non ha torto Feltri (fondatore di Libero ed editorialista del Giornale) quando contro di loro si scaglia dicendo che l'attuale legge che prevede il carcere per chi si assume responsabilità giornalistiche "è una legge fascista, iniqua e assurda che nessuno ha mai voluto cambiare: esiste solo in Italia, in qualsiasi altro paese occidentale è stata abolita da tempo".

Feltri definisce i politici italiani "cialtroni", affermando che "se ne infischiano della libertà di stampa e di pensiero". Esorta di conseguenza il ceto politico ad intervenire in proposito: "Mi auguro che entro 30 giorni il ceto politico, vergognoso, riesca a fare quello che non ha fatto in 60 anni", cambiando la normativa.

Sallusti è imputato in un altro procedimento, sempre per diffamazione, ai danni di Maurizio Block, procuratore militare di Padova. L'udienza preliminare sarà tenuta venerdì prossimo a Milano.