L’impetuoso incedere del sistema digitale mondiale sta producendo output straordinari; dai social network alle piattaforme on line, dai social game alle app per la moda e il tempo libero, ma nulla è paragonabile alla nuova ed incredibile app esclusiva per iPad: stiamo parlando della cosiddetta “App. Einstein”, un’applicazione capace di fornire immagini dettagliate del tessuto cerebrale dello scienziato rendendole accessibili ad esperti ed appassionati come mai avvenuto prima.



L'app in questione è stata ideata da Steve Landers, consulente del museo di Chicago, secondo cui lo stesso fisico si sarebbe detto entusiasta delle potenzialità scientifiche insite nell’applicazione.

Si deve tutto al National Museum of Health and Medicine di Chicago, che dopo una strenua lotta ha ottenuto i fondi necessari a scannerizzare e digitalizzare circa 350 slide provenienti da frammenti del cervello del fisico tedesco. L’ applicazione si carica dunque anche di un importante significato simbolico, dato che rappresenta il primo concreto utilizzo del prezioso materiale.



Ha in definitiva avuto seguito la mossa del patologo Thomas Harvey, che dopo la morte del fisico eseguì  l'autopsia e ne rimosse il cervello; Harvey sperava che in futuro altri ricercatori avrebbero potuto studiare la materia grigia dello scienziato giungendo a comprendere così i più reconditi segreti insiti nella sua mente.

Studi posteriori, condotti con tecniche altamente sofisticate, hanno poi evidenziato come la regione del lobo parietale di Einstein fosse all’incirca il 15% più sviluppata rispetto alla media; l’osso del neurocranio è determinante nella comprensione della matematica, del linguaggio e della determinazione degli spazi, ecco che la cosa potrebbe essere decisiva per comprendere le origini della genialità dell’esimio scienziato.





"Chi studierà il cervello di Einstein attraverso l'app per iPad potrà esplorare zone della mente del fisico in cui i neuroni sono connessi più densamente del normale; sarà un’incredibile esperienza che ispirerà nuove generazioni di neuroscienziati" ha commentato il dottor Phillip Epstein. Non possiamo che allinearci al suo pensiero.