Il periodo nero della finanza continua a rivelarsi preoccupante per coloro che operano nel settore. Il colosso britannico Barclays prevede di tagliare dai 15.000 ai 18.000 lavoratori entro i prossimi 36 mesi. A soffrire particolarmente è il settore della banca d'investimento, dove si concentreranno oltre la metà dei tagli.

Il provvedimento viene preso per contenere i costi e le perdite realizzatesi in seguito allo scoppio della crisi globale; un fattore dirompente che ha pesato non solo sulla redditività del settore, ma anche sulla fiducia della clientela verso l'acquisto di prodotti finanziari dall'elevato profilo commissionale.

Oltre a ciò, sarà creata una bad bank nella quale verranno fatte confluire le passività più problematiche derivanti dal trading e dal retail europeo. In tale ambito confluiranno anche gli asset bancari dei principali Paesi europei, come Italia, Spagna e Portogallo.

La misura è solo in parte inaspettata visto che il CEO Antony Jenkins da oltre due anni ha deciso di ristrutturare il settore del trading d'investimento a causa del forte calo di redditività e delle controversie legate ai bonus ricevuti dal management, non commisurati al periodo di difficoltà vissuto dal settore.

La banca anglosassone torna quindi a concentrarsi sul core business, prevedendo nel prossimo futuro una riduzione del peso dell'alta finanza e dell'investment banking. In questo modo si tenta di normalizzare finalmente la situazione e di abbassare il rischio sofferto della società.