Donne in pensione di vecchiaia come gli uomini, a 66 anni e 7 mesi di età con 20 di contributi. Questo un primo assaggio degli inasprimenti in termini di requisiti per la quiescenza che dal 2018 e per i prossimi anni bisognerà attendersi. Dal 2019 poi, tutti in pensione a 67 anni esatti, sempre in relazione ai requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e sempre che il Governo, attuale o futuro, non intervenga come suggerito anche dal PD nelle ultime ore. Cresce di giorno in giorno il partito di coloro che vorrebbero congelare l’innalzamento di età dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita confermato dall’Istat.

Un articolo del settimanale “Panorama” del 26 ottobre spiega nel dettaglio su cosa verte la discussione politica sulla previdenza, con in prima fila proprio la detonazione degli aumenti previsti come requisiti di accesso.Tutto questo probabilmente non basterà per scongiurare il paventato aumento di età dal 2019, perché il sistema previdenziale rischierebbe il collasso, almeno per quanto asseriscono i tecnici del Governo, dalla Banca d’Italia alla Ragioneria Generale dello Stato, dalla Corte dei Conti all’Inps stessa. La disperazione di quanti erano prossimi alla pensione e adesso se la vedono allontanare nel tempo però non deve distogliere l’attenzione da qualche misura che permetterebbe loro di evitare gli inasprimenti e che garantirebbe la pensione prima del previsto.

Il salvacondotto o deroga Fornero è una di queste, con l’uscita prevista a 64 anni e 7 mesi di età. Ecco come funziona e chi, nel 2018 potrà sfruttare questa possibilità, in una sorta di fuga dal mondo del lavoro prima del terremoto.

Cos’è la deroga Fornero

Uno degli effetti maggiori che ebbe la Legge Fornero fu la nascita di una nuova categoria di soggetti, gli esodati.

Trattasi di lavoratori che in base alle regole vigenti precedentemente la riforma, erano prossimi all’obbiettivo pensione e che per via delle nuove norme della Fornero, videro la pensione allontanarsi di molti anni. Per gli esodati il problema era che dopo aver perduto il posto di lavoro perché ormai prossimi alla meritata pensione, si sono trovati di colpo e per molti anni, senza redditi di lavoro e senza assegni previdenziali, con la difficoltà a trovare occupazione legata all’età anagrafica.

Le salvaguardie esodati (ben 8 negli anni successivi alla Fornero) hanno in parte sanato la posizione, ma questi provvedimenti non sono gli unici ad aver dato una mano a quanti sono stati penalizzati dalla riforma. C’è il salvacondotto, una particolare deroga alle nuove norme introdotte dalla Fornero che consentiva a determinati soggetti di lasciare il lavoro con le vecchie regole. In sintesi, il salvacondotto consentirebbe di lasciare il lavoro a 66 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi per gli uomini e solo 20 per le donne.

Chi sono i beneficiari

Anche nel 2018 qualcuno potrebbe sfruttare l’uscita, come per esempio i classe 1952, anche se non si troverebbero più a 64 anni e 7 mesi, ma ben dentro i 65 anni di età.

Sempre prima però dei 67 anni che dovrebbero compiere a partire dal 2019. I soggetti del 1952 che entro fine anno hanno compiuto o compiranno 65 anni di età, potranno ancora sfruttare la deroga che verrà meno per coloro i quali sono nati a partire dal 1° gennaio 1953. Questo perché beneficiari della deroga Fornero sono coloro i quali entro il 31 dicembre 2012 hanno racimolato i contributi necessari di cui parlavamo prima nonché 61 o 60 anni di età. Evidentemente chi è nato nel 1953 non potrà rientrare nel beneficio perché non centrerebbe l’età anagrafica corretta per la misura. Va ricordato che alla misura si applica il meccanismo quota 96 e che sono state sistemate alcune interpretazioni restrittive dell’Inps che bloccavano alcuni possibili fruitori della misura.

La quota necessaria è 96, cioè 35 o 36 anni di contributi e 60 o 61 anni di età. Cancellate le finestre mobili di 12 e 18 mesi e valevoli anche le frazioni di anno per centrare la quota, cioè 60 anni e 10 mesi con 35 anni e 2 mesi di contributi e così via. Tutto sempre che sia stato centrato entro la fine del 2012 e senza la necessità di risultare al lavoro al 28 dicembre 2011 come interpretato erroneamente dall’Inps fino al 2016. Infine va ricordato che per centrare i requisiti di accesso in termini di versamenti previdenziali, valgono solo i contributi effettivi, non quelli da riscatto, volontari e figurativi in genere.