Si registrano purtroppo pochissime novità in tema di pensioni lavoratori precoci; il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano in settimana ha ribadito la validità della propria proposta di legge sul prepensionamento, un provvedimento che ‘consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione con 62 anni d’età e 35 di contributi’.



Ad aver fornito un assist decisivo all’ex Ministro del Lavoro la proposta presentata dal Ministro Madia, che per risolvere il nodo degli 83mila esuberi individuati da Cottarelli con riferimento al comparto statale ha evidenziato la possibilità di dar corso a prepensionamenti in massa.

Proprio su questo punto si è inserito Damiano, ribadendo come l’ipotesi vada necessariamente estesa a tutte le categorie lavorative, comparti per molti dei quali (è anche il caso dei lavoratori precoci) la pensione anticipata è l’unica chance.



All’intervento di Damiano ha però fatto seguito il vuoto più totale, con Poletti e Renzi ad averne ignorato l’appello: tutto tace dunque, con il caso pensioni lavoratori precoci che sembra sostanzialmente dimenticato da governo e istituzioni.

Pensioni lavoratori precoci, Damiano incalza il governo ma Poletti nicchia: categoria dimenticata?



Ormai da settimane non si registra alcun significativo intervento in tema di Pensioni lavoratori precoci; la categoria è in pratica rimasta all’ipotesi di prepensionamento con prestito INPS avanzata dall’ex Ministro del Lavoro Giovannini, che pur non senza prevedere effetti strutturali avrebbe comunque consentito di tamponare una situazione divenuta altamente critica.



Si, perché l’innalzamento dell’età pensionabile introdotto dalla riforma Fornero ha duramente colpito i lavoratori precoci, gente che ha iniziato il percorso lavorativo molto presto e che per tanto rischia di non figurare all’interno di coloro ai quali la tanta vituperata legge concede il diritto al pensionamento.



La pensione anticipata sarebbe dunque l’unica via, ma l’attuale configurazione dello strumento previdenziale prevede penalizzazioni pecuniarie elevatissime per chi vi accede prima dei 60 o dei 62 anni, motivo per il quale lo stesso Damiano vorrebbe un riassetto dell’istituto introducendo maggiore flessibilità e smussando le decurtazioni pecuniarie.



A questa proposta l’ex ministro ha affiancato quella che prevede il pensionamento compiuti i 62 anni d’età, ma come già accennato né Poletti nè Renzi hanno dato segni di vita. A preoccupare oltre modo non è tanto l’immobilismo del governo, cui si è tristemente abituati, quanto il fatto che l’argomento costituito dalle pensioni per i lavoratori precoci non venga minimamente affrontato. Mai una parola è infatti stata pronunciata sulla cosa da Poletti e Renzi, col primo ad essersi limitato a dichiarare che ‘la riforma Fornero non verrà modificata’.



L’unica speranza allora è che la decisa accelerata in tema esodati possa fungere da spartiacque, portando se non ad una risoluzione del caso pensioni lavoratori precoci quanto meno ad una diversa sensibilità nell’affrontarlo.