Si registra una situazione di stallo per quel che concerne il capitolo pensioni lavoratori precoci; le proposte targate Damiano e Madia, entrambe proiettate nell’individuare all’interno dell’istituto del prepensionamento pro lavoratori pubblici e privati la soluzione ideale per affrontare la questione previdenziale a 360 gradi, incontrano sempre più ostacoli sul loro cammino, con il ‘no’ opposto da governo e Ragioneria di Stato al momento insormontabile.



A complicare il quadro sul versante Pensioni lavoratori precoci è il totale disinteresse per la categoria, in merito alla quale non è mai stata sviluppata una proposta ad hoc sin da quando la riforma Fornero ha innalzato l’età pensionabile.





Eppure fu chiaro sin dall’inizio che un caso ‘pensioni lavoratori precoci’ sarebbe nato, considerato come si tratti di individui che hanno avviato la carriera lavorativa molto presto e che dunque vedono seriamente compromesso il percorso di raggiungimento della soglia fissata dall’ex ministro Fornero.



Facciamo allora il punto sul caso pensioni lavoratori precoci, tentando di capire quali possano i futuri scenari adesso che le proposte targate Damiano e Madia sembrano essersi arenate.

Pensioni lavoratori precoci, difficile dar corso al prepensionamento e alle proposte formulate da Damiano e Madia: quali gli scenari futuri?



Come accennato in apertura, il caso pensioni lavoratori precoci rischia di arenarsi ora più che mai, dato che la proposta targata Damiano è stata indirettamente interessata dal no opposto alla parallela iniziativa portata avanti dal ministro Madia.



Al di là delle questioni economiche tirate in ballo dal Responsabile dell'Ispettorato Generale per la Spesa Sociale della Ragioneria di Stato Francesco Massicci - ‘Se si mandano via persone che non vengono rimpiazzate viene meno lo stipendio e la pensione diventa un costo neutrale. Ma se mando via persone che devo sostituire devo pagare lo stipendio, la pensione e la buonuscita e la legge deve prevedere una copertura’ - in molti, come il ministro dell’Istruzione Giannini, ritengono che il ritorno al passato ‘resuscitando’ l’istituto del prepensionamento non possa e non debba essere la soluzione per un paese che spende all’anno oltre 268 miliardi di euro in pensioni.



Invece potrebbe esserla, replichiamo noi, se quello stesso paese ha una forza lavoro sempre più avanti con l’età, se ha il corpo docente più vecchio d’Europa, se ormai da anni non riesce a dar corso ad un ricambio generazionale e se ha picchi di disoccupazione giovanile che toccano il 35% e oltre.



Come si accennava in apertura, il no al prepensionamento proposto da Madia per il pubblico e rilanciato da Damiano per il privato produce effetti negativi anche riguardo al caso pensioni lavoratori precoci, per i quali il futuro somiglia sempre di più ad un rebus senza apparente soluzione.



L’unica concreta speranza per quel che concerne lo stesso caso ‘pensioni lavoratori precoci’ potrebbe venire dalla preliminare soluzione di alcuni dei fronti previdenziali già aperti, come quelli che interessano esodati e Quota 96 della Scuola, in merito ai quali governo e parti politiche sembrano al momento maggiormente orientati; quanto meno si tratterebbe di un punto di partenza in grado di aprire la strada alla soluzione di quella che lo stesso Damiano non ha esitato a definire ‘la questione previdenziale’.