Importanti novità potrebbero arrivare sul fronte Pensioni lavoratori precoci, con il ministro Poletti ad aver recentemente riproposto l’idea di concedere un prestito INPS appannaggio di quei lavoratori che ad un passo dal pensionamento (1 o 2 anni) accettino di abbandonare anticipatamente l’impiego.



Il prestito - pagato da INPS, Stato ed azienda di riferimento - sarebbe corrisposto sino alla maturazione della pensione, con i lavoratori che poi renderebbero il tutto tramite trattenute dirette sugli assegni pensionistici; l’ipotesi potrebbe consentire di riattivare il ricambio generazionale (un lavoratore che abbandoni il posto anticipatamente produrrebbe comunque la necessità di una sostituzione che porterebbe all’impiego di nuova forza lavoro) e di arginare almeno parzialmente le numerose criticità previdenziali ancora in piedi, in primis quelle connesse al caso pensioni lavoratori precoci, ma va doverosamente sottolineato come Poletti si sia semplicemente limitato ad esporre un’idea senza scendere nei dettagli.





La misura potrebbe ad ogni modo rappresentare una buona soluzione per i lavoratori precoci, individui che rischiano di vedere compromesso il diritto al pensionamento a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile introdotto dalla riforma Fornero e che ricevendo un prestito INPS potrebbero avere a che fare con un minimo di sostentamento sino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione (requisiti, come accennato, ridisegnati dalla legge promossa dall’ex ministro del governo Monti).



Seppur tendenzialmente positiva, una simile misura dovrebbe tuttavia rappresentare un semplice punto di partenza, una soluzione cioè a dire temporanea in attesa di un provvedimento che consenta di risolvere il caso pensioni lavoratori precoci in modo strutturale e definitivo.



Pensioni lavoratori precoci: si allontana l’ipotesi prepensionamento



Sempre in tema di pensioni lavoratori precoci bisogna poi sottolineare come l’ipotesi di ricorrere all’istituto del prepensionamento si allontani sempre di più; tutto era partito dalla soluzione paventata dal ministro Madia, che per risolvere il problema degli 83.000 esuberi individuati da Cottarelli nel comparto statale aveva proposto il ricorso allo strumento del prepensionamento.



Facendo leva sul principio di uniformità e omogeneità del sistema previdenziale italiano, personaggi del calibro del presidente della Commissione lavoro Cesare Damiano ma anche politici ed esponenti dei sindacati (in primis il leader CGIL Susanna Camusso) avevano sottolineato come l’adozione del prepensionamento andasse presa in considerazione anche per i lavoratori privati (precoci compresi) e non limitata ai soli lavoratori statali.



Il ministro Madia non ha però dettagliato la propria proposta, con la stessa Ragioneria di Stato ad aver sottolineato che senza adeguate coperture economiche l’ipotesi non risulta percorribile; il dibattito su prepensionamento statali e privati è così scemato, con il governo (Poletti in primis ma anche Renzi) ad aver dirottato il proprio raggio d’azione su misure alternative come quelle costituite dal prestito INPS o dall’introduzione di uno scivolo pensionistico.



Vi terremo aggiornati sui futuri sviluppi nella speranza che le istituzioni possano iniziare ad affrontare il caso pensioni lavoratori precoci con maggiore decisione: a testimonianza del fatto che l’orientamento del governo in tema di pensioni e previdenza è comunque mutato la dichiarazione di intenti programmatica inserita all’interno del DEF, con l’esecutivo stesso ad essersi impegnato a ‘valutare la reintroduzione di meccanismi di flessibilità di uscita rispetto ai nuovi limiti anagrafici, attraverso un sistema di incentivi e disincentivi’.