Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito in merito al caso pensioni lavoratori precoci: il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano e il leader della CGIL Susanna Camusso continuano ad incalzare Renzi perché opti per una riforma del sistema previdenziale in grado di assicurare ad ogni comparto lavorativo la possibilità di adire al prepensionamento, senza dunque prevedere distinzioni tra comparto pubblico e settore privato.



A proposito di quest’ultimo continua a tenere banco la situazione dei lavoratori precoci, una categoria che Renzi ha sostanzialmente dimenticato ma che potrebbe trovare grande giovamento dalla battaglia che stanno conducendo Camusso e Damiano contro lo stesso Renzi e il suo esecutivo, chiamato a seguire il modello tedesco e a riproporre anche per il contesto italiano un sistema pensionistico flessibile e dinamico.



Pensioni lavoratori precoci, Damiano e Camusso sfidano Renzi: prepensionamento per tutti



Il caso Pensioni lavoratori precoci viene ad essere tirato in ballo dalle proposte di Damiano e Camusso, con il primo in particolare ad insistere sulla possibilità di concedere ad ogni lavoratore la scelta di adire o meno al prepensionamento raggiunti i 62 anni d’età più 35 di contributi.



In dettaglio, Damiano e Camusso hanno sottolineato come non si possa pensare ad un prepensionamento solo per il comparto pubblico ‘data l’omogeneità e uniformità del sistema previdenziale italiano’ che non può prevedere due pesi e due misure; i lavoratori precoci potrebbero certo beneficiare della proposta di legge targata Damiano, con la scelta di abbandonare o meno raggiunti i requisiti di cui sopra a costituire la vera e unica chance per la categoria.



Si, perché l’innalzamento dell’età pensionabile introdotto dalla riforma Fornero ha costituito  qualcosa di molto simile ad una batosta per un comparto che, avendo avviato il percorso lavorativo molto presto, per l’appunto precocemente, si è visto precludere il diritto al pensionamento.



Certo, adire al prepensionamento appena maturati i requisiti minimi comporterebbe delle piccole penalizzazioni pecuniarie inversamente proporzionali all’età raggiunta la quale si opta per l’uscita dal lavoro, ma la possibilità di poter compiere una scelta aprirebbe comunque la strada ad un risoluzione del caso pensioni lavoratori precoci.



Il prepensionamento costituisce di fatti l’unica vera chance di uscire dalla situazione alla quale la riforma Fornero ha confinato il comparto dei lavoratori precoci, anche se la vera criticità risiede nel fatto che continuano a non essere studiate  misure ad hoc per la categoria.

Pensioni lavoratori precoci, dal governo Letta a quello Renzi nulla è cambiato



Il cambio di governo, con la staffetta tra Letta e Renzi, era stato salutato con grande entusiasmo non solo dai lavoratori precoci ma anche da tutte le categorie in attesa di un'inversione di rotta dopo la ratifica della riforma Fornero, ma a distanza di alcuni mesi si può tranquillamente affermare che nulla è cambiato.



Anzi, si potrebbe dire che la risoluzione del caso pensioni lavoratori precoci sia più lontana che in passato, quando le proposte dell’ex ministro del lavoro Giovannini contribuivano quanto meno ad interessare, seppur indirettamente, il comparto; l’idea del prepensionamento con prestito INPS presentata dall’ex responsabile del Welfare non è stata però stata presa in considerazione dall’attuale esecutivo, e adesso l’unica speranza di risoluzione del caso del pensionamento per i lavoratori precoci passa dalla proposta targata Damiano e dalle pressioni esercitate dal leader CGIL Camusso.



Troppo poco? Probabile, anzi certo, ma al momento non esiste altra possibilità, sia per i lavoratori precoci che per altri comparti lavorativi, se non quella di sperare in un prepensionamento facoltativo cui poter adire raggiunti i 62 anni d’età e i 35 di contributi. Vi terremo aggiornati sui futuri sviluppi.