Da quando è diventato ministro del Lavoro, Giuliano Poletti è riuscito a passare quasi inosservato. Non esattamente il portamento che si aspetta da un uomo che tiene nelle proprie mani il futuro dei giovani, il tenore di vita dei lavoratori e il riposo di pensionati e futuri tali. Il suo ministero, con quello dell'Economia, dettano, a tutti gli effetti, la rotta del Paese.

Poletti è partito cauto, senza 'fanfare' e senza nemmeno grandi promesse. Ha spiegato che la situazione è difficile, ha chiarito che i tempi saranno lunghi - a differenza di un esecutivo e di un premier che punta tutto sull'accelerazione - e soprattutto, a differenza di tutti i suoi colleghi e a discapito delle parole del presidente del consiglio che non ne voleva sapere del precedente governo Letta, Poletti ha dichiarato di non voler "rottamare" (per usare una parola che piace molto a Renzi) il lavoro del suo predecessore, Enrico Giovannini, anzi ha promesso di mettercela tutta per portare avanti le cose lasciate a metà dal brusco 'cambio di guardia'.

Dobbiamo ammettere che a molti Poletti è piaciuto, sembrava che con lui si potesse cambiare pagina, niente più cose fate male e di fretta. Era tempo di ragionare e trovare "soluzioni definitive" come lui stesso aveva ammesso parlando degli esodati. Niente più mezze misure, niente più vie preferenziali per alcuni e niente più trattamenti di favore a pochi per 'comprare' voti e consensi.

Con Poletti ministro del lavoro persino la proposta Giovannini sul prestito pensionistico - come soluzione ai problemi di esodati, precoci e usuranti - cominciava a sembrare una riforma accettabile. Cesare Damiano sarebbe disposto, pur di arrivare a una soluzione, di accantonare la sua di proposta - la famosa flessibilità in uscita - e anche i sindacati - prima sul piede di guerra - sembravano con lui più 'mansueti'.

Purtroppo Poletti ha rovinato tutto. Per sua ammissione al quotidiano La Repubblica "non c'è alcun cantiere da aprire. Abbiamo ripreso il dossier del ministro Giovannini per garantire una tutela alle persone che possano trovarsi senza lavoro e senza pensione".

Almeno gli esodati possono continuare a sperare in una soluzione, del resto non possono sperare ad altro!