Ieri abbiamo affrontato l'argomento del prepensionamento degli statali, o come il ministro Madia stesso ha voluto ri-intotolarlo "staffetta generazionale", e abbiamo elencato insieme i pro e contro della proposta.

Per chi non fosse al corrente, il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha avanzato una proposta di prepensionamento, per i soli impiegati statali, allo scopo di favorire il ricambio generazionale nelle P.A., garantendo come lei stessa ha ammesso "una forte iniezione d'indispensabile rinnovamento".

Questo provvedimento, se attuato, riguarderebbe 85.000 persone in esubero e prevede la predisposizione di due strumenti: la mobilità obbligatoria e un sistema di scivoli e incentivi per lasciare il lavoro pubblico sulla falsa riga di quanto avviene nel settore privato.

Tutto bene fin qui, tranne che, come sempre succede in questi casi, i conti non tornano. A nulla sono valse le argomentazioni e le spiegazioni che ha dato il ministro Madia puntando sui minori costi per lo Stato offerti dalla "differenza tra gli stipendi attualmente pagati e quelli dei neo assunti".

La Ragioneria Generale dello Stato, per bocca di Francesco Massicci a capo dell'Ispettorato Generale per la Spesa Sociale ha risposto più volte che:

  • per un progetto cosi ambizioso serviranno di sicuro delle coperture al di fuori della differenza tra gli stipendi,
  • per non parlare poi di un'eventuale discussione sull'intero sistema previdenziale e sull'effettiva età in cui si va in pensione che potrebbe far crollare l'Inps.

"L'operazione sarebbe a costo zero se si manda via una figura diventata obsoleta che non si deve rimpiazzare - spiega appunto Francesco Massicci - ma la condizione viene meno se invece si manda via una figura che deve essere sostituita" per poi aggiungere "c'è da considerare anche l'effetto sull'anticipo dell'età pensionabile".

Sembra che il dibattito andrà avanti per giorni e vedremo chi la spunterà!