Sin dal suo insediamento, Matteo Renzi ha sottolineato il gran numero di interventi da dover attuare per rimettere in carreggiata l’Italia sui binari della competitività e dello sviluppo economico, ma fra i tanti temi toccati dall’ex sindaco di Firenze quasi mai ha trovato posto la riforma delle Pensioni o comunque una revisione del sistema previdenziale da attuarsi in questo 2014.



Sfumata la possibilità di avere qualche ragguaglio in più in tema di riforma delle pensioni 2014 in occasione del primo importante intervento pubblico compiuto da Renzi (il discorso di insediamento all’indomani del giuramento da Presidente del Consiglio dei Ministri), l’attesa era tutta rivolta alla conferenza stampa di presentazione del cosiddetto Jobs Act, ma anche in questo caso il capitolo su previdenza e pensioni non è stato minimamente toccato.





Eppure, adesso più che mai il nostro paese necessiterebbe di una profonda riforma del sistema pensionistico, specie considerate le numerose ‘vertenze sociali’ (pensiamo ad esodati, Quota 96, precoci ed usuranti) aperte dalla riforma Fornero e alimentate dal governo Letta, il cui immobilismo rischia di rimaterializzarsi all’ombra di Montecitorio nonostante un nuovo leader e un rinnovato pull di ministri.

Riforma pensioni 2014, ultime novità: il Jobs Act di Renzi non accenna a previdenza e sistema pensionistico, ancora in piedi il caso pensione anticipata-legge 104



Nel corso dell’ultima conferenza stampa, Matteo Renzi ha evidenziato i punti focali del proprio programma illustrando in particolare il contenuto del Jobs Act: modifiche ai contratti di lavoro a termine (che potranno durare al massimo tre anni), avvio del portale Garanzia Giovani per incrementare le opportunità lavorative di giovani e giovanissimi, revisione del sistema degli ammortizzatori sociali, ma alle pensioni neanche un accenno. L’unico rimando, indiretto, si è avuto in tema di pensioni d’oro, con la spending review che andrà a recuperare fondi proprio da un taglio agli assegni pensionistici più cospicui (per intendersi, quelli superiori ai 90.000 euro l’anno).



Al di là del mancato pronunciamento riguardo il capitolo ‘riforma pensioni 2014’, permangono in piedi i problemi applicativi che al momento impediscono ai lavoratori che hanno fruito dei permessi regolamentati dalla legge 104 di accedere alla pensione anticipata; il recente emendamento approvato alla Legge di Stabilità avrebbe dovuto istituire l’equiparazione giuridica tra i permessi previsti dalla legge 104 e i periodi definiti di ‘lavoro effettivo’ (quelli cioè conteggiati a fini contributivi e pensionistici), ma la citazione dell'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 in luogo dell’art. 42 del decreto 151/2001 - effettiva normativa di riferimento in tema di congedi lavorativi concessi per l’assistenza a persone disabili - ha scatenato un vero e proprio caos giuridico, con migliaia di lavoratori che hanno fruito della stessa legge 104 a vedere seriamente compromesso il proprio diritto alla pensione anticipata.



In questo frangente si auspica un rapido e deciso intervento del Parlamento, tenuto a correggere l’errore tecnico commesso in sede legislativa; lo stesso istituto della pensione anticipata attende poi una radicale riforma, con il duo Poletti-Renzi a valutare prepensionamento e opzione contributivo. I temi connessi alla previdenza sono in definitiva molteplici, e nonostante un così ricco quantitativo suggerisca interventi rapidi e decisi, Renzi non ha minimamente accennato ad una riforma delle pensioni da doversi attuare nel 2014 né a proposito del Jobs Act né considerandola come un capitolo a se stante.



A questo punto il mese di marzo diventa decisivo per comprendere verso quale direzione intenda muoversi il governo Renzi in tema di pensioni.