La riforma delle Pensioni 2014 si schianta sul ceto medio italiano. A pagare il conto non saranno infatti i titolari delle cosiddette "pensioni d'oro", ma vedove di guerra, disabili e altre categorie non poi così privilegiate. Il tutto, ovviamente, si rende necessario anche per finanziare il taglio dell'Irpef. Il punto più dolente, però, è il previsto blocco delle indicizzazioni.

Di che si tratta? Nella riforma delle pensioni 2014 potrebbe tornare il blocco dell'adeguamento automatico all'inflazione per chi recepisce più di 1.400 euro al mese.

Come aveva fatto il governo Monti e come poi il governo Letta aveva eliminato, alzando la protezione del potere d'acquisto fino ai 3mila euro lordi.

D'altra parte da questa riforma delle pensioni 2014 si punta a recuperare due miliardi di euro nel prossimo biennio, e visto che non ci sarà il prelievo forzoso, il contributo di solidarietà sulle pensioni - come confermato anche ieri dal ministro del Lavoro Poletti - da qualche parte i soldi bisogna recuperarli.

Nel mirino della riforma delle pensioni 2014 ci sono anche quelle di reversibilità: ovvero la quota di pensione che riscuote la vedova alla morte del marito. Si punta a estrarre cento milioni di euro facendo in modo che la madre prenda il 60% della pensioni e i figli il 20% fino al raggiungimento della maggiore età.

Cattive notizie anche per per le vedove e orfani di guerra, da cui il commissario alla spending review Cottarelli spera di recuperare 800 milioni con tagli vari e assortiti.

La riforma delle pensioni 2014 colpirà anche gli assegni di invalidità: il piano punta al recupero di 300 milioni cancellando l'indennità per chi guadagna più di 30mila euro l'anno lordi o arriva 45mila se si aggiungono coniugi o figli. Infine, le donne: l'idea è di innalzare a 42 anni (oggi sono 41) i contributi necessari per andare in pensioni senza avere raggiunto il limite anagrafico.