Va strutturandosi in modo sempre più delineato il Jobs Act di Renzi, con la riforma del mercato del lavoro ipotizzata dal Premier a puntare dritta verso il modello europeo e più in generale verso il trend europeo, da anni orientato ad offrire sussidi ed aiuti economici ai lavoratori nel periodo che intercorre tra un impiego e l’altro piuttosto che a ratificare misure che consentano la conservazione del posto di lavoro sempre e comunque.



Ammortizzatori sociali e sussidi anche per precari e cocopro costituiscono il cuore della riforma del lavoro inserita all’interno del Jobs Act di Renzi, e anche se nulla è ancora certo si procede spediti verso l’introduzione di un sussidio di disoccupazione universale valido per chiunque perda l’impiego dal nome Naspi.





Allo stesso Premier si è rivolto non più tardi di due giorni fa il Segretario della Cisl Bonanni, che con il Jobs Act di Renzi vorrebbe venissero garantiti ai precari gli stessi contributi dei contratti a tempo indeterminato, misura alla quale si dovrebbe accompagnare una sorta di reddito minimo garantito,  una somma salariale al di sotto della quale non sarebbe cioè possibile scendere.



Facciamo allora il punto sul Jobs Act di Renzi in tema di riforma del lavoro, cercando di capire cosa prevedrà in particolare per quel che concerne contratti, sussidi per i precari, ammortizzatori sociali e reddito minimo garantito.

Jobs Act Renzi, riforma del lavoro al bivio decisivo: ammortizzatori sociali a platee più consistenti, sussidi per precari e cocopro e reddito minimo garantito



La riforma del lavoro inserita nel Jobs Act di Renzi prevede innanzitutto una rivisitazione dei contratti di lavoro a tempo determinato, con il governo che vorrebbe renderli rinnovabili senza interruzioni e vincolo di causalità fino a tre anni, una scelta che, spiega l’esecutivo, non potrebbe essere differente dato il no dei sindacati ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato con protezioni progressive. La misura potrebbe essere positiva soprattutto per le imprese, che avrebbero a che fare con vincoli di assunzione decisamente meno stringenti.



Come accennato in apertura, il cuore del Jobs Act di Renzi in tema di riforma del lavoro dovrebbe essere rappresentato dagli ammortizzatori sociali - per i quali si va verso un allargamento sia del numero che della platea di fruitori - ma soprattutto dalla previsione di un sussidio di disoccupazione valido anche per i precari, il cosiddetto Naspi.



Il Naspi, che dovrebbe essere incluso nella riforma del lavoro insita nel Jobs Act di Renzi, consisterebbe in una sorta di sussidio di disoccupazione universale indirizzato a chiunque perda il lavoro e in grado di assicurare ben 1.000 euro al mese; l’unico requisito per avervi diritto il fatto di aver lavorato tre mesi (6 per i cocopro), senza nemmeno l’obbligo di aver alle spalle un certo numero di anni di contribuzione.



La più importante novità è costituita dal fatto che il sussidio andrebbe a vantaggio anche dei collaboratori a progetto, oggi tra le categorie più svantaggiate; l’introduzione del Naspi all’interno della riforma del lavoro contenuta nel Jobs Act di Renzi costerebbe 1,6 miliardi di euro in più rispetto a quanto il governo stesso spenda al momento per i sussidi, ma farebbe si che quasi un milione e 200 mila lavoratori che ad oggi sono privi di ogni copertura abbiano una rete di sostegno.



La misura sarà valutata dal Ministro Poletti per essere configurata al meglio, ma il tempo a disposizione dell’esecutivo va scadendo, dato che il testo stesso del Jobs Act di Renzi va reso più preciso e stringente prima della sua presentazione in Parlamento.



Interessante, come già evidenziato, anche l’appunto mosso al Premier da Bonanni, che dalla riforma del lavoro del Jobs Act di Renzi vorrebbe venisse fuori una sorta di reddito minimo garantito, un tetto salariale al di sotto del quale non sia possibile scendere.



Al momento nel testo non c’è traccia della possibilità di istituire un istituto simile al reddito minimo garantito - misura paventata in passato sebbene sotto altre forme anche dall’economista Tito Boeri -, ma come già ricordato il Jobs Act di Renzi va prendendo forma in questi giorni. Chissà dunque che il Premier non sorprenda tutti...