Col decreto legge n. 30 del 20 marzo 2014 (Jobs Act) contenente il nuovo piano lavoro di Renzi, viene ufficialmente pubblicato il tanto osannato Jobs Act. Entrerà in vigore dal 21 marzo 2014. È il primo dei testi proposti dal premier Renzi a concretizzarsi; presentato già una settimana fa nella passata conferenza, durante la quale annunciò l'incremento di € 80,00 in busta paga per chi percepisce fino a 1.500 euro dello stipendio.

Principalmente, il decreto legge n. 30/2014 - Jobs Act - introduce importanti novità destinate a modificare il contratto di apprendistato ed il contratto di lavoro a termine, facendo venire meno, per quest'ultimo, l'obbligo della causale.

Ciò vuol dire che la causale, elemento imprescindibile per la stipulazione di un contratto a termine, è necessaria per motivi di organizzazione aziendale, produttivi o tecnici, e, con le modifiche apportate dal Jobs Act, ora viene meno. Inoltre, se da un lato il limite posto alla stipulazione di un contratto a termine è che questo non superi il 20% dei contratti esistenti all'interno dell'azienda, dall'altro, il medesimo contratto può essere prorogato fino a 8 volte in tre anni, diversamente di quanto è accaduto fin ora, essendo prevista una sola proroga, sempre nell'arco di tre anni, al termine dei quali il datore di lavoro doveva optare tra l'assunzione del lavoratore o l'interruzione del rapporto lavorativo.

Anche il contratto di apprendistato subisce delle rilevanti modifiche rispetto a quanto previsto dalla riforma Fornero: il Jobs Act rende del tutto facoltativa la formazione dell'apprendista, prevedendo una retribuzione del 35%. Un'altra divergenza rispetto alla legge Fornero che, invece, puntava proprio sulla formazione in azienda. Infine, viene meno l'obbligo per le aziende di trasformare un determinato numero di contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato allo scadere dei tre anni.