Nuova protesta per i lavoratori della Micron di Catania, contro i licenziamenti decisi dalla multinazionale americana che produce memorie informatiche di ultima generazione, che sposta tutto nel quartier generale negli Stati Uniti. Sia i brevetti sia tutte le produzioni di design abbandoneranno dunque l'Italia. La delocalizzazione forzata ha portato un taglio dei dipendenti è del 40%. Tagli che colpiranno tutte le sedi dell'azienda. 


Saranno 223 i licenziati nel milanese (nelle sedi di Agrate e Vimercate), 128 a Catania, 53 nel Napoletano e 17 in Abruzzo, per un totale di 421 posti di lavoro, ma i bilanci dell'azienda sono fortemente in positivo. Nel solo 2013 ha infatti raggiunto oltre 2 miliardi di euro di fatturato.

Contro questi tagli a Catania oggi centinaia di lavoratori si sono ritrovati al Parco Falcone, da dove, alle 9, sono partiti in corteo attraversando la città.

Il percorso che si è svolto lungo il viale Vittorio Veneto e Corso Italia, si è concluso in pazza Europa con un flash mob. Alla manifestazione hanno partecipato le segreterie provinciali dei sindacati dei metalmeccanici: Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm, e Uglm.

Francesco Furnari della Fiom di Catania ha commentato: "È un paradosso: siamo stati assunti, formati e lanciati con soldi pubblici ed ora dopo vari passaggi di mano il know how va via per sempre. C'è una responsabilità gravissima anche del governo che ha fatto sempre da garante a queste operazioni scellerate". La sede di Catania ha infatti ricevuto milioni e facilitazioni per la produzione di memorie informatiche.

Intanto domani 7 febbraio si svolgerà l'incontro sulla mobilità annunciata dall'azienda, al Ministero dello Sviluppo Economico.

I manifestanti spiegano che la protesta di oggi ha come scopo quello di "sensibilizzare, ancora una volta, le istituzioni regionali e territoriali". "Protestiamo e continueremo a farlo". A quanto pare, dunque, le proteste non si fermeranno qui.