Riforma Pensioni: quali conseguenze avrà, in questo inizio 2014, la rivoluzione in atto a Palazzo Chigi? Sono tanti gli italiani a porsi la domanda, in prima fila le categorie toccate più da vicino da eventuali cambiamenti nel sistema previdenziale: tra gli altri i lavoratori precoci e coloro che svolgono mestieri usuranti, gli esodati ancora senza salvaguardia, i Quota 96 della scuola.

La situazione politica delinea chiaramente due diversi scenari: un rimpasto di governo, con un Letta-bis, o un inedito governo Renzi. In entrambi casi, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali vivrà profondi sconvolgimenti.

E' infatti dato per scontato il "licenziamento" di Enrico Giovannini, attuale titolare di via XX settembre.

Chi gli succederà? Da tempo si fa il nome potenziale di Guglielmo Epifani, ex segretario del Partito Democratico e della Cgil: la sua investitura è plausibile soprattutto nel caso di un Letta-bis. Ma se invece il protagonista del prossimo esecutivo sarà il sindaco di Firenze Matteo Renzi, i nomi papabili sarebbero Tito Boeri, Lorenzo Bini Smaghi, o ancora il presidente dell'Istat Carlo Padoan.

Riforma pensioni: via Giovannini, che fine farà il prestito pensionistico?

Nel caso di allontanamento di Enrico Giovannini, sarà forse accantonata, o perlomeno rivista, la sua formula di pensionamento anticipato con prestito pensionistico.

Uno strumento aggiuntivo, su base volontaria, secondo il quale il lavoratore prossimo al raggiungimento dei requisiti pensionistici potrebbe scegliere di ritirarsi dall'attività ricevendo un assegno pari ad una percentuale del proprio stipendio, erogata in parte dall'Inps, in parte dall'azienda di appartenenza.

E poi? Una volta raggiunti i requisiti, egli comincerebbe a ricevere la pensione, con una decurtazione mensile (pari, si ipotizza, al 10-15%) per restituire le somme incassate in precedenza.

Riforma pensioni 2014: qual è la posizione di Renzi?

Renzi non ha ancora esposto idee troppo precise su un'ipotetica riforma delle pensioni, ma in diversi dibattiti già nel periodo pre-primarie ha auspicato la creazione di un sistema più equo tra le generazioni.

La sua posizione sul tema può essere dedotta dalle dichiarazioni di Yoram Gutgeld, suo braccio destro e consigliere economico: sulle pensioni "non farei cose popolari, lo dico subito" ha affermato recentemente Gutgeld, che non disdegna tagli sostanziosi sulle pensioni più alte.

Nessun accenno alle pensioni, invece, nella prima bozza di Jobs-Act proposta da Renzi nello scorso periodo. Le misure concrete che potranno essere varate se lui diventasse premier non sono per nulla scontate.

Quanto ai possibili ministri del Lavoro sotto Renzi, da sottolineare la posizione di Tito Boeri, che negli scorsi mesi in tema di pensioni ha avanzato l'idea del reddito minimo garantito: l'ipotesi è quella di una cifra minima, 400-500 euro al mese, come una sorta di integrazione al reddito già percepito, che potrebbe avere il merito di non far cadere le persone (e i pensionati) sotto la soglia di povertà.