Di solito si è abituati a vedere in piazza operai, cassintegrati, o chi è in condizione di difficoltà occupazionale, domani invece a Roma scenderanno in piazza per gridare il loro sdegno, le loro preoccupazioni chi il lavoro ce l'ha e che vorrebbe mantenerlo. Sono i piccoli commercianti, sono gli artigiani, gli assillati dalle troppe tasse, dai costi dell'energia sempre piùcrescenti, da una burocrazia lunga e farraginosa, dai tempi sempre più lunghi della Pubblica Amministrazione per i rimborsi. Rischiano di chiudere la loro attività, perchè costretti.

Le motivazioni

Le banche fanno fatica a concedere loro crediti e spesso si trovano a doversi rivolgere a gente senza scrupoli, a strozzini che in cambio di un mancato ritorno, rilevano la loro attività, mettendoli in strada, senza un futuro. Si perchè una volta chiusa l'attività, non hanno ammortizzatori sociali, non hanno tutele e si devono quindi arrangiare alla ricerca di una nuova occupazione, magari ad un'età proibitiva per chiunque.

In sei anni 134 mila aziende hanno chiuso, la crisi economica le ha spazzate via, 64.000 tra i commercianti, 70.000 tra gli artigiani. "A differenza dei lavoratori dipendenti - afferma il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - quando un autonomo cessa l'attività non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito...spesso si trovano con molti debiti da pagare ed un futuro tutto da inventare".

Modalità della manifestazione

Arriveranno a Roma, in Piazza del Popolo alle ore 12, per urlare che la loro situazione è diventata insostenibile, al grido "Senza impresa non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro". Arriveranno da tutta Italia con 400 pullman, altri in treno, altri ancora in aereo, per chiedere con forza una svolta nella Politica economica dell'Italia.