La riforma Fornero ha portato più contraddizioni che non soluzioni. Anzi, il lascito di quella riforma è piuttosto pesante, non soltanto come costi sociali (le critiche dell'Europa sono state varie e circostanziate), ma anche e soprattutto per quanto riguarda alcune categorie di lavoratori, come gli usuranti, e alcune di questioni irrisolte come l'uscita anticipata delle donne dal mondo del lavoro, la famosa Quota 96, il problema della flessibilità in uscita e gli oramai celeberrimi esodati. Le ultime notizie del governo Letta e dell'INPS sul fronte Pensioni non fanno pensare a una nuova riforma complessiva del sistema pensionistico, bensì a qualche aggiustamento in corsa.

La nuova proposta di Giovannini

È notizia di questi ultimi giorni il fatto che il ministro Giovannini abbia intenzione di rilanciare nuovamente l'ipotesi del prestito previdenziale INPS. Lo strumento, nelle intenzioni del ministro, permetterebbe l'uscita anticipata dal mondo del lavoro per quei soggetti, esodati o lavoratori, che, a causa della riforma Fornero, hanno visto allungarsi improvvisamente il limite ultimo per ottenere la pensione. La proposta di Giovannini, però, è stata già osteggiata perché in realtà non rappresenta una vera e propria riforma ma piuttosto un piccolo aggiustamento, la cui copertura finanziaria non è nemmeno assicurata. Vediamo comunque più nello specifico qual è la proposta Giovannini.

Il prestito previdenziale, così come lo sta pensando il ministro Giovannini con la sua équipe, è uno strumento previdenziale, grazie al quale esodati e precoci potrebbero andare in pensione attraverso appunto un prestito INPS. In poche parole, fino al momento in cui non si raggiungono i nuovi requisiti richiesti dalla riforma Fornero, i lavoratori potrebbero andare in pensione ricevendo un "prestito previdenziale" pari a circa l'80% dell'ultimo stipendio.

Quando poi si saranno maturati tutti i requisiti richiesti, il lavoratore precoce o esodato dovrà restituire all'INPS il prestito di cui ha usufruito, attraverso un meccanismo di decurtazioni della pensione effettiva, mai maggiore al 10-15%. Una delle remore sulla proposta Giovannini, così come era stata presentata la prima volta, riguarda la copertura finanziaria.

Il ministro ha pensato questo strumento soltanto per alcune categorie di lavoratori vicini alla pensione e la copertura finanziaria dovrebbe arrivare dalle aziende presso le quali un determinato lavoratore ha svolto servizio. È chiaro che questo sia uno dei punti cruciali sui quali il ministro starà lavorando.

Riforma della governance

Ad aggravare una situazione di certo non semplice per il sistema previdenziale italiano, è giunta la notizia delle dimissioni di Antonio Mastrapasqua, il presidente plenipotenziario dell'INPS. La decisione è arrivata dopo che la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo sul presidente dell'INPS a causa di una storia di cartelle cliniche truccate e fatture gonfiate accaduta all'Ospedale Israelitico, di cui Mastrapasqua è il direttore generale.

Questa situazione ha portato all'ordine del giorno un'altra questione: la riforma della governance dell'INPS, per la quale il governo Letta ha già pronto un decreto d'urgenza per evitare che si verifichino nuovamente nomine multiple. La scelta è ovviamente dettata dalle circostanze ma anche dalla bufera politica. L'accumulo delle cariche non piace a nessuno, soprattutto quando si scopre che il presidente dell'INPS avrebbe lasciato un buco di svariati miliardi di debito.