Sembrava fatta per quanto riguarda la riforma previdenziale che era prevista nel contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Quota 100, rilancio di Opzione Donna, quota 41 e pensione di cittadinanza erano le misure su cui si basava il progetto riformatore delle due forze politiche se mai avessero avuto l’incarico di Governare il paese. Lo stallo politico di questi giorni, con il paese che da oltre 80 giorni è senza Esecutivo, ha di fatto congelato anche quella che sembrava, mai come ora, una riforma previdenziale possibile. Tutto resterà così com’è oggi perché a meno che non si torni per davvero al Governo cosiddetto “giallo-verde”, la Legge Fornero resta pienamente in vigore con tutte le sue misure che dal 2019 diventeranno ancora più dure.

L’aspettativa di vita incombe e dal 2019 molte delle misure previdenziali previste dal nostro ordinamento diventeranno più difficili da centrare.

Vecchiaia e anticipata

I due pilastri del sistema previdenziale sono la pensione di vecchiaia e quella anticipata. Si tratta delle due grandi misure previdenziali che riguardano rispettivamente l’età pensionabile e la contribuzione versata. La pensione di vecchiaia si centrerà dal 2019 con 67 anni di età e almeno 20 di carriera lavorativa coperta da contribuzione. La pensione anticipata può benissimo essere definita come pensione di anzianità, anche se con l’avvento della Riforma Fornero, le Pensioni di anzianità furono cancellate e sostituite proprio da quelle anticipate.

Sempre dal prossimo 1° gennaio la pensione anticipata si centrerà con 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e con 42 anni e 3 mesi per le donne. Per tutti nessun limite di età anagrafica necessario. Nello specifico tutte le soglie per tutte e due le misure subiscono l’aumento di 5 mesi per via dell’aspettativa di vita.

In parole povere, fino al 31 dicembre per accedere alla pensione di vecchiaia, fermo restando il requisito contributivo minimo, servono 66 anni e 7 mesi. Per la pensione anticipata invece, entro la fine dell’anno in corso, possono uscire dal lavoro gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata e le donne con 41 anni e 10 mesi.

L’assegno sociale

Si allungano i tempi per l’assegno sociale, così recita un articolo pubblicato dal noto sito di informazione legale “studiocataldi”. Infatti, l’aspettativa di vita influirà anche sulla ex pensione sociale, quella che dal 1996 si chiama assegno sociale. Si tratta della misura concessa a lavoratori che non hanno carriere lavorative tali da farli rientrare in una delle due misure-pilastro di cui parlavamo nel paragrafo precedente e che allo stesso tempo sono in condizioni di indigenza, cioè con redditi inferiori ai limiti che annualmente vengono indicati dall’Istituto. La misura non presenta differenze tra uomini e donne e fino al 31 dicembre 2018 si centra con 66 anni e 7 mesi di età, come la pensione di vecchiaia, ma senza nessun aggancio a contributi versati e carriere lavorative. Dal prossimo gennaio invece, anche l’assegno sociale salirà di 5 mesi, percorrendo la stessa strada della pensione di vecchiaia e cioè con età pensionabile a 67 anni.