Il nuovo governo si troverà nelle prossime settimane alle prese con una serie di vertenze aperte, da risolvere attraverso dialogo e concertazione con le parti sociali. Uno dei nodi sul tavolo dell'esecutivo è la riforma previdenziale, grande tema d'interesse collettivo che da sempre impegna sindacati e politica in un confronto serrato, essendo in ballo diritti acquisiti e aspettative future di una vasta platea di dipendenti di varie categorie. La formula della pensione anticipata verrà probabilmente rivista per operare qualche correttivo alla legge Fornero, che aveva rimesso in gioco la posizione di migliaia di lavoratori precoci nel settore pubblico e privato.

Oggetto dei futuri interventi sarà anche la cosiddetta quota 96, raggiunta da coloro che abbiano compiuto almeno 61 anni di età e 35 di lavoro ma attualmente non riconosciuta come titolo valido per accedere ai benefici pensionistici ex lege. Toccherà al premier Matteo Renzi ed ai ministri competenti, Giuliano Poletti in primis, provvedere al riordino del sistema in tempi certi senza compromettere l'equilibrio determinato dalle precedenti riforme, approvate ed entrate in vigore negli ultimi vent'anni con alterni risultati in termini di contenimento della spesa pubblica e di garanzia della certezza del diritto per i destinatari.

Un prestito coperto dall'Inps a beneficio dei lavoratori in procinto di abbandonare l'impiego anticipatamente potrebbe essere, come suggerito dall'uscente titolare del dicastero del Lavoro Enrico Giovannini, una delle soluzioni migliori a disposizione della compagine governativa, ma molto dipende dai fondi che verranno stanziati ad hoc.

Non si esclude il ricorso al reddito minimo per "paracadutare" gli interessati alla pensione anticipata, mentre un occhio di riguardo, con previsione di termini più flessibili, verrà riservato sicuramente a tutti i soggetti che abbiano svolto lavori usuranti che ricordiamo dovranno effettuare domanda entro e non oltre il 1 marzo 2014.