Il governo Letta nella settimana appena trascorsa ha ufficialmente riaperto il cantiere della previdenza: se alcuni dei temi più caldi rimangono al momento irrisolti, come la questione dei Quota 96, all'orizzonte si profilano alcune novità interessanti in particolare per chi si ritira dall'attività lavorativa prima di aver raggiunto i requisiti necessari alla pensione, per scelta o per altri motivi indipendenti dalla propria volontà.

Non solo pensione anticipata: vediamo quali sono le ipotesi allo studio dell'esecutivo. In prima linea l'idea del ministro del lavoro Enrico Giovannini del "prestito pensionistico": una sorta di anticipo sulla pensione da restituire poi con trattenute sulla pensione stessa.

Riforma pensioni: verso il prestito pensionistico?

Giovannini aveva lanciato l'ipotesi nel corso dell'estate 2013: recentemente è tornato sulla sua proposta, dettagliandola maggiormente. Il lavoratore prossimo al raggiungimento dei requisiti per la pensione, per esempio colui a cui mancano 2 o 3 anni, potrebbe scegliere di ritirarsi dall'attività lavorativa cominciando a ricevere un assegno pari ad una certa percentuale del suo stipendio: le ipotesi parlano di un 80% e di una cifra in ogni caso non superiore ai 600-700 euro. La somma potrebbe essere versata in parte dall'Inps, in parte dall'azienda di appartenenza. 

E poi? Una volta raggiunti i requisiti, egli comincerebbe a ricevere regolarmente la pensione, con una decurtazione mensile (pari, si ipotizza, al 10-15%) per restituire le somme incassate in precedenza.

 

In ogni caso, Giovannini ha sottolineato la necessità di valutare attentamente da una parte i costi di una tale soluzione per le casse statali, dall'altra il potenziale bacino di utenza in termini di piccole e medie imprese interessate. 

Si tratterebbe infatti di un meccanismo basato sulla volontarietà, sia da parte del lavoratore che dell'azienda, e riservato al settore privato. 

Damiano e la flessibilità: un'ipotesi accantonata? 

La proposta di riforma delle Pensioni di Cesare Damiano (PD) sembra quindi essere stata accantonata, ma il prestito pensionistico di Giovannini va nella direzione di una maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, punto in comune con le idee sostenute da tempo dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera.

L'idea base di Damiano, lo ricordiamo, prevederebbe la possibilità per il lavoratore di scegliere la pensione anticipata in cambio di una penalizzazione economica sull'importo dell'assegno, o di posticipare il ritiro dall'attività, usufruendo di un incentivo.

La libertà di scelta sarebbe fissata tra i 62 e i 70 anni, con variazioni sull'assegno da -8% (per chi lascia il lavoro a 62 anni) a +8% (per chi decide di continuare a lavorare fino ai 70).