Il 2014 è appena iniziato ma per i cittadini si prospettano già importanti cambiamenti all’orizzonte: oltre alle impellenti e numerose scadenze fiscali previste per il mese di gennaio, numerose sono infatti le novità in tema di Pensioni e sistema previdenziale.



Facciamo allora il punto della situazione occupandoci in particolare di rivalutazione, disincentivi, età, calcolo e contributi.

Pensioni Inps 2014: rivalutazione assegni, età, calcolo e contributi

La prima Legge di stabilità emanata dal governo Letta ha ripristinato la consuetudine a rivalutare le pensioni sulla base dell’inflazione rilevata con riferimento all’anno precedente; il tema della rivalutazione delle pensioni è da sempre molto delicato e sentito dalla cittadinanza, in particolare dopo che il governo Monti ne aveva bloccato il meccanismo di funzionamento per il biennio 2012-2014.



Ecco lo schema della rivalutazione delle pensioni a fronte del cammino registrato dall’inflazione:

  • Pensioni inferiori a 1.486 euro: la rivalutazione al netto dell’inflazione ammonterà al 100%;
  • Pensioni comprese tra 1.486 e 1.981 euro (dunque fra 3 e 4 volte il minimo): rivalutazione pari al 95% dell’inflazione;
  • Pensioni comprese tra 1.981 e 2.475 euro: rivalutazione pari al 75% dell’inflazione;
  • Pensioni comprese tra 2.475 e 2.973 euro: rivalutazione pari al 50% dell’inflazione;
  • Pensioni superiori a 3.000 euro lordi: rivalutazione pari al 40% (dal 2015 la quota sale al 45%).

Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, i requisiti per averne diritto sono i seguenti:

  • 66 anni e tre mesi per i lavoratori dipendenti o autonomi e per le lavoratrici del comparto pubblico;
  • 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici private;
  • 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.

Pensioni Inps 2014: disincentivi previsti dalla riforma Fornero

Con decorrenza a partire dal primo gennaio 2014 sono inoltre entrati in vigore i disincentivi che scattano nel caso in cui si voglia fruire del ritiro anticipato dal lavoro: nello specifico si avrà a che fare con una riduzione dell’1% dell’importo mensile per ogni anno di distanza dalla soglia dei 62 anni d’età e del 2% per ogni anno prima del raggiungimento della quota standard di 60 anni.



Nel complesso le nuove misure rendono l’andare in pensione più difficile e meno conveniente; la struttura previdenziale ridisegnata (per alcuni massacrata, a voi la scelta) dalla riforma Fornero ha inciso fortemente sul diritto alla pensione dei lavoratori che avevano già maturato i tempi idonei all’uscita dal lavoro, innescando al contempo la bagarre legata agli esodati.



Nel momento in cui si vanno a toccare elementi di così elevata rilevanza sociale sarebbe auspicabile intervenire in modi più graduali e meno netti e perentori, anche se a ben vedere (pensiamo al caos Imu e a quello connesso della mini-Imu) quello legato alle pensioni è solo uno dei tanti capitoli dolenti che hanno contribuito ad incrinare il rapporto tra cittadini e Stato.



Mai come in questi anni il patto non scritto tra chi governa e chi è governato è stato infranto così tante volte; la speranza è che il 2014 possa essere capace di invertire il trend.