Da una parte il Jobs Act fortemente voluto dal segretario del Pd Matteo Renzi, dall’altra la spending review sponsorizzata da Carlo Cottarelli, nel mezzo il dialogo sul prestito pensionistico proposto da Giovannini e le nuove misure ‘pro-esodati’ annunciate dal Ministro Franceschini. Ma andiamo con ordine e facciamo il punto su novità e prossime mosse in tema di pensioni e lavoro, un binomio mai così attivo come in questo momento.

Pensioni 2014, esodati, Quota 96 e prestito pensionistico: novità e prossime mosse, continua il dialogo tra Giovannini e parti sociali

Importanti novità in tema di Pensioni, esodati e Quota 96: la spending review promossa da Cottarelli potrebbe prevedere un intervento sulle pensioni elevate e con connotazione "retributiva" (analizzate dunque sulla base anche dello stipendio e non solo dei contributi versati), mentre il Ministro Franceschini ha dichiarato che nei prossimi mesi la platea di esodati 'salvaguardati' crescerà ancora (nel 2014 dovrebbero essere aggiunti altri 17.000 mila individui).



Continua inoltre il dialogo tra il Ministro Giovannini e le parti sociali: l’idea sarebbe quella di concedere un prestito al lavoratore che riceverebbe così un assegno pagato dall’Inps e dalla propria azienda. Una volta andato in pensione, il lavoratore sarebbe poi chiamato a rendere il tutto tramite trattenuta di una quota da stabilirsi (il 10 o 15%); per accedere al prestito pensionistico bisognerebbe comunque soddisfare certi requisiti e avere almeno 62 anni d’età e 35 anni di contributi alle spalle (il condizionale è d'obbligo perchè tutto è ancora in bilico).



Nei prossimi mesi, hanno assicurato ministri ed esperti, ci saranno inoltre novità anche per i Quota 96.

Contratto Unico e Jobs Act, Renzi continua la sua battaglia e Giovannini parla di ‘una strada tutta da verificare’

Continua a tenere banco anche la proposta di Renzi, che per il suo Jobs Act vorrebbe il contratto unico e l’assegno universale per chiunque perda l’impiego. Il Ministro Giovannini si è detto soddisfatto dello spirito della riforma, ma ha sottolineato che è tutta da verificare la disponibilità delle aziende a convertire contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, specie in un momento di crisi ed incertezza economica come quello attuale.



Al di là di propositi, obiettivi e dichiarazioni di intenti più o meno manifeste, quel che è certo è che il binomio lavoro/pensioni appare più attuale e attivo che mai; si potrebbe anche controbattere che non si sarebbe dovuti arrivare a tutto questo se le mosse perpetrate negli anni da Governi e Ministri non avessero configurato un sistema previdenziale insostenibile e un mercato del lavoro bloccato, sia per chi vi dovrebbe accedere sia per chi dovrebbe gestire i flussi di accesso (dunque lavoratori, aspiranti tali ed imprenditori/datori di lavoro).



Qualcosa si muove e questo è positivo; l’assetto attualmente assunto dal welfare nel nostro paese va certamente riformato, c’è anche chi dice che non esiste welfare in un paese le cui statuizioni generano la formazione di una massa di individui ‘dimenticati’, che giacciono nel limbo tra lavoro e pensione senza trovare il primo o aver diritto al secondo.



I casi esodati e Quota 96 sono lì a certificare uno stato di cose assolutamente allarmante, e se si pensa che molte di queste criticità sono sorte in seguito alle riforme prodotte da quel Governo di tecnici che l’Italia la dovevano salvare, il tutto assume proporzioni ancora più imbarazzanti (le crepe aperte in particolare dalla riforma Fornero hanno davvero dell’incredibile).



Il nuovo anno è appena arrivato ed è dunque d’obbligo essere ottimisti: il dialogo è in piedi e questo è già un aspetto positivo, specie per un paese spesso bloccato dall’immobilismo dei suoi gestori. Non resta che aspettare e valutare cosa accadrà.