La Legge di stabilità, approvata dal Parlamento nel dicembre del 2013, ha completamente ridisegnato il sistema pensionistico, già profondamente mutato in seguito alle misure introdotte dalla riforma Fornero.



Dopo aver esaminato gli aspetti riguardanti esodati, Quota 96, rivalutazione assegni e pensione anticipata in questo articolo, analizziamo con maggiore attenzione gli aspetti relativi all’età e ai nuovi parametri entrati in vigore per le Pensioni minime.

Pensioni 2014: requisiti uomini e donne per la pensione di vecchiaia

Per quanto riguarda i requisiti in presenza dei quali si ha diritto ad ottenere la pensione di vecchiaia, le novità risultano estremamente rilevanti e si diversificano a seconda dei settori di lavoro; ecco il dettaglio dei requisiti schematizzati:

  • lavoratore dipendente (o autonomo) e lavoratrice del settore pubblico: uscita dal lavoro prevista a 66 anni e tre mesi;
  • lavoratrici del comparto privato: uscita dal lavoro prevista a 63 anni e 9 mesi;
  • lavoratrici autonome: uscita dal lavoro possibile a 64 anni e 9 mesi.

Pensioni 2014: per le pensioni minime scatta l’integrazione

Importanti novità anche per quel che concerne i parametri di reddito idonei a beneficiare dell’integrazione al trattamento minimo della pensione: i valori massimi reddituali che consentono la maturazione o meno di tale diritto variano infatti sulla base dell’importo mensile del minimo.



Per comprendere la nuova strutturazione delle pensioni minime è necessario esaminare nel dettaglio il meccanismo dell’integrazione. Il calcolo della pensione si basa nello specifico su due elementi:

  • il numero degli anni di contributi maturati;
  • la media dei flussi reddituali mensili percepiti durante l’ultimo periodo di lavoro, altrimenti detta ‘retribuzione pensionabile’.

Il trattamento è pari al 2% del secondo dei due elementi su esposti, calcolato su ogni anno di contributi versati.

Qualora l’importo dovesse risultare inferiore ad una certa soglia (un tetto minimo fissato dalla Legge), scatta l’integrazione: è in particolare lo Stato ad intervenire versando la differenza tra la quota raggiunta dal lavoratore e la soglia minima dettata dalla Legge.



L’integrazione stessa non scatta tuttavia in modo automatico; è infatti necessaria la compresenza di altri due elementi:

  • colui che avanza la richiesta di andare in pensione non deve beneficiare di altri redditi Irpef di ammontare superiore al doppio del minimo;
  • il reddito globale del richiedente e dell'eventuale coniuge non deve superare l'importo annuo di quattro volte il minimo.

Nel complesso, e come abbiamo più volte già sottolineato all’interno di precedenti contributi, andare in pensione nel 2014 risulta meno conveniente per il lavoratore e certamente più difficoltoso; eppure la materia oggetto di riforma è delicatissima, trattasi infatti di un diritto cui i cittadini riescono a tendere dopo una vita fatta di lavoro e (soprattutto) contributi versati.





Per non parlare poi di Quota 96 ed esodati, la cui situazione è ancora in alto mare; da una parte la nuova configurazione delle tasse sulla casa e le molteplici scadenze fiscali di gennaio e dall’altra la nuova fisionomia assunta da pensioni e sistema previdenziale contribuiscono a rendere piuttosto turbolento l’inizio del 2014 per lavoratori in odore di pensione e contribuenti. L’auspicio è che presto possano esserci novità positive, con gli snodi esodati e Quota 96 a costituire certamente i casi più spinosi.