Tanti i proclami del Governo, del Ministro dell'Economia e di altri Ministri, che si lodano per le cose fatte a favore delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie. Poi si legge che abbiamo una disoccupazione record: quella giovanile è arrivata al 41,6%, mentre quella generale è al 12,7%, vale a dire che è aumentata in un anno dell'1,4% e la disoccupazione totale ha raggiunto la quota di 3.254.000 unità.

Risulta disoccupato un giovane su dieci tra i 15 e 24 anni, ma complessivamente raggiungono 4.424.000 unità, vale a dire l'1,9% in più rispetto al 2012.

La disoccupazione risulta stabile nell'Eurozona al 12,1%, mentre è in aumento quella giovanile. A questo punto, viene da chiedersi se il governo Letta è in grado di far fronte a questo sfacelo, in quanto, manterrà i conti a posto come richiede la Comunità e la Merkel, ma così facendo, impoverisce sempre di più il nostro Paese che invece avrebbe bisogno di ben altro.

Anche il Governo Letta, come del resto il governo Monti, sono succubi della direttive della Comunità Europea che intima ai Paesi membri di non sforare quel 3% che blocca tutte le iniziative. E qui ci vorrebbe un pò di coraggio da parte di chi ci guida. Basterebbe arrivare al 4% per un anno o due per fare seriamente quelle riforme per il lavoro in modo da rimettere in moto le nostre aziende disastrate.

Questo sarebbe il modo di far diminuire la disoccupazione. E, se la gente lavora, le famiglie poi spendono di più e il commercio incomincia a funzionare con tutto il suo indotto. Così facendo, si pagherebbero anche meno tasse arrivate al 42,6%. E come fa un'azienda ad aprire i battenti, sapendo in partenza che la metà li deve versare allo Stato?

Ed inoltre, c'è una cosa importante da dire: le banche, nonostante i cento miliardi avuti dalla BCE al tasso dell'1%,  non fanno più prestiti alle migliaia di piccole imprese che sono costrette a chiudere i battenti e lasciare senza lavoro migliaia di persone. A cosa vale correre dietro dei mesi alla legge elettorale se poi al comando ci sono politici che non sanno battere i pugni sul tavolo quando occorre.