Ora per mantenere il posto di lavoro bisogna accettare il quasi dimezzamento del salario che dev'essere allineato con quello dei colleghi polacchi per poter essere competitivi sul mercato. Si passerebbe da una rettribuzione di 1.400 euro a 700-800 euro. La notizia choc l'hanno appresa i dipendenti della svedese Electrolux attraverso i loro rappresentanti sindacali messi al corrente dalla direzione aziendale. L'alternativa è la chiusura dei quattro stabilimenti italiani ed il trasferimento della produzione in altri Paesi più convenienti.



Non è tutto.

Il piano aziendale svedese prevede anche un taglio dell'80% dei premi aziendali che erano di 2.700 euro annui, le ore lavorate scenderanno a 6, stop al pagamento delle festività, diminuzione delle pause e dimezzamento dei permessi sindacali, blocco degli scatti di anzianità.

Il costo orario del lavoro scenderebbe di 3 euro nello Stabilimento di Forlì, di 3,20 a Solaro, di 5,20 a Susegana e di 7,50 euro a Porcia.

Anche dopo questa cura da cavallo non si raggiungerebbero i 7 euro/ora degli stabilimenti in Polonia e Ungheria. La politica locale si è subito messa in azione per contrastare questo piano così penalizzante. La Presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha chiesto l'immediato intervento del Ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato.

Bisogna far pesare nella trattativa la qualità superiore degli elettrodomestici prodotti nel nostro Paese.



Nell'immediato i lavoratori sono scesi "sul sentiero di guerra" con agitazioni sindacali in tutti gli stabilimenti. Il piano è definito "scandaloso e irricevibile". La preoccupazione di perdere il lavoro è grande e la drammaticità del momento può togliere il sonno.





In contemporanea a questa pessima notizia, il Fondo Monetario Internazionale ci comunica che sono quasi 20 milioni i disoccupati in Europa. Il direttore generale Lagarde è categorico nell'affermare «Fino a che gli effetti sul lavoro non saranno invertiti, non possiamo dire che la crisi è finita. Mi preoccupa che quasi un quarto dei giovani europei under-25 non riesce a trovare un lavoro. In Italia e Portogallo più di un terzo dei giovani sotto i 25 anni è disoccupato».