Sciopero Forconi 11 dicembre 2013 ,ultime notizie: siè diffusa da poco la notizia sul web, che ieri alle ore 17,00 a Savona in Corso Italia, è avvenuto unepisodio molto grave tra aderenti al movimento dei forconi ed un libraio chenon voleva chiudere il negozio per la protesta. Tra gli aderenti al movimentosi è udito addirittura il grido: “chiudete la libreria o bruciamo i libri”.

Questa la terribile intimidazione urlata da un gruppo dimanifestanti aderenti al così detto “Movimento dei Forconi”e l'episodioinfluenzerà sicuramente lo svolgimento dello sciopero dei forconi per lagiornata di oggi 11 dicembre 2013.

La breve frase , che sembra solo frutto della concitazionedi un gruppo di cittadini arrabbiati, purtroppo apre scenari tragici e riportaad anni bui nei quali anche i libri e lacultura venivano violentate e ciò rischia di travisare il significato dello scioperodei forconi, che si sta svolgendo anche oggi 11 dicembre 2013.

Ricordando l'ultimo rogo del 10 maggio 1933 attuato dastudenti nazisti, ripercorriamo il grave episodio di ieri, grave non tanto pergli effetti materiali, per fortuna alle minacce non sono seguiti i fatti, masoprattutto per il valore simbolico.

All'interno della libreria Ubik di Savona, centro e simbolo di cultura per tutta l'Italia delNord-Ovest, tre commessi sono al lavoro nel locale, occupato anche da alcuniclienti, quando alcuni manifestanti, aperta la porta di colpo si precipitanodentro, intimando agli impiegati di chiudere l'attività o avrebbero incendiatotutto, anzi non tutto, ma i libri.

A tale minaccia i tre impiegati hanno risposto per le rimeurlando: “ma andate a studiare” riuscendo così ad ottenere la fuga deimanifestanti. Tuttavia l'episodio ha provocato grande sconcerto tra i clientiche sono subito corsi fuori e i commessi hanno subito denunciato l'episodiovolendolo condividere anche con il popolo del web, episodio che ha avuto graviripercussioni sullo stesso Sciopero Forconi dell'11 dicembre 2013.

La notizia è stata infattisubito pubblicata su Facebook provocando forte indignazione ma soprattutto timore che la rabbia possa sfociare in unosbagliato attacco ai luoghi che rappresentano la cultura e lo scambio libero diopinioni.