Il governo Letta è riuscito a trovare un po’ di risorse da destinare ad aumentare le Pensioni più basse. Da gennaio 2014 riprende l’indicizzazione dell’assegno pensionistico, dopo le penalizzazioni introdotte dal blocco temporaneo deciso dal governo Monti con il decreto salva Italia del 2011.

Le aliquote di rivalutazione variano a seconda dell’importo mensile lordo che ciascuno percepisce.

Per meglio comprendere la “modesta boccata d’ossigeno” in arrivo indichiamo i vari scaglioni:



Chi ha una pensione lorda mensile fino a euro 1.486,29 (tre volte il minimo) avrà diritto ad una rivalutazione pari al 100% dell’indice di aumento del costo della vita che per ora è stimato all’1,2%.

Esempio esemplificativo: chi percepisce nel 2013 una pensione lorda di euro 1.000 nel 2014 potrà “godere” di un aumento lordo di ben 12 euro mensili.



Chi ha una pensione lorda mensile compresa fra euro 1486,29 e 1981,72 avrà diritto ad una rivalutazione del 95%.



Per pensione lorda mensile compresa fra euro 1981,72 e 2.477,15 la rivalutazione sarà pari al 75%.



Da euro 2.477,15 a 2972,58 lordi: rivalutazione pari al 50%.



Oltre euro 2972,58 mensili lordi: rivalutazione 40%.



Si tratta di cifre modeste che, per chi ha la pensione bloccata da un paio d’anni, rappresentano comunque una piccola boccata d’ossigeno ed un non meno importante piccolo supporto psicologico (Letta sa che i pensionati esistono).





Veniamo ora ai bravi e fortunati “ricchi” che percepiscono cifre talmente elevate (pensioni d’oro) da indurre il governo, attraverso la legge di stabilità, a penalizzarli con un contributo di solidarietà.

Qui abbiamo tre scaglioni diversi a seconda degli importi. Eccoli.



Chi percepisce una pensione annua lorda compresa fra euro:

90.168 e 128.811 la vedrà decurtata del 6%;

128.811 e 193.217 avrà una decurtazione del 12%;

oltre euro 193.217 il contributo di solidarietà sale al 18%.





Chiudiamo dicendo che sul contributo di solidarietà pende la “spada di Damocle”, della Corte costituzionale che già in passato (governi Berlusconi e Monti) si era espressa contro “un intervento discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini” costringendo ad annullare i provvedimenti sulle pensioni d’oro.