La questione spinosa relativa ai cosiddetti esodati, emersa nei mesi scorsi, è solo l'ultima delle problematiche frutto di riforme sul sistema pensionistico che spesso non sono state in grado di proteggere adeguatamente chi magari già per un paio di decenni ha versato i contributi previdenziali.

Di riflesso è diffusa oramai la sensazione, per chi ha almeno 50 anni, che prima si potrà andare in pensione, e meglio è. Tra l'innalzamento dell'età, e le odiose finestre, infatti, quello che è un diritto spesso si trasforma in una beffa. Non sono pochi infatti i lavoratori che, dopo aver fatto progetti importanti per il futuro, hanno dovuto fare i conti con il fatto di dover lavorare ancora qualche anno in più prima di poter andare in pensione.

Ed allora non sorprende in merito il fatto che il 62% di chi è occupato, ed ha un'età compresa tra i 50 ed i 69 anni, manifesta l'intenzione si smettere subito di lavorare nel momento in cui inizierà a percepire la pensione. In maggioranza trattasi di donne e di lavoratori dipendenti, in accordo con quanto reso noto dall'Istat, a fronte di una percentuale superiore al 90% di lavoratori che nell'Italia settentrionale inizia a percepire la pensione prima del raggiungimento dell'età utile per l'erogazione della prestazione di vecchiaia.

Per chi invece oggi lavora ed è giovane, occorre mettere in preventivo il fatto che, a parità di contributi versati, le prestazioni al raggiungimento dell'età pensionabile saranno più basse rispetto a quelle percepite dai genitori e, ancor di più, dai nonni.