Ad oltre due anni dalla sua approvazione, la riforma Fornero continua a mostrare le sue tante "imperfezioni" (e le virgolette sono d'obbligo.....). Tutti abbiamo ben presente che, nel già variopinto panorama dell'italico mondo del lavoro (lavoratori co.co.pro, co.co.co, interinali, "a chiamata" ecc. ecc.), il Ministro Fornero ed i tecnici del Ministero e dell'INPS erano riusciti a creare una nuova categoria di disoccupati senza tutele. Parliamo ovviamente degli esodati, lavoratori traditi da uno Stato che, ancora una volta, nella fretta di "fare cassa", ha cambiato le regole, dallo stesso fissate, buttando migliaia di famiglie nella disperazione dei senza reddito né pensione.

Tutti, poi, per la mai abbastanza deprecata mancanza di "gradualità" della riforma, abbiamo potuto avere notizia del dramma di tante migliaia di lavoratrici e lavoratori che, magari solo per essere nati il 2 di gennaio invece del 30 dicembre dell'anno precedente, si sono ritrovate a dover attendere fino a 5-6 anni ed oltre una pensione che, con le regole ante-Fornero, era in dirittura d'arrivo.

In un quadro già così negativo, le donne italiane rischiano di subire ulteriori peggioramenti delle loro aspettative a seguito della procedura di infrazione, aperta dall'UE a carico dell'Italia, per la "discriminazione di genere" individuata nel diverso limite previsto per l'accesso alla pensione anticipata fra uomini e donne.

La riforma Fornero, infatti, ha ritenuto di consentire alle donne di accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 6 mesi di contributi, mentre per gli uomini tale limite è superiore di un anno. Questa "agevolazione" trovava condivisa spiegazione nel ruolo che, particolarmente in Italia, le donne si assumono nel cumulare tutta una serie di incombenze, oltre al lavoro, talvolta sostitutive del ruolo che lo Stato dovrebbe assicurare (si pensi alle attività di housekeeping, di assistenza a familiari disabili ecc.

ecc.).

Paradossalmente, però, l'iniziativa dell'UE (nata per eliminare una discriminazione) rischia di diventare un boomerang per le donne lavoratrici: per il Governo, infatti, la risposta più semplice sarebbe quella di allineare le donna sul più alto limite previsto per gli uomini. Pare chiaro che, in assenza di un movimento di opinione "importante" e trasversale sul piano dela politica, questo rischio è reale.

Altrettanto chiaro è il fatto che lavoratori e lavoratrici hanno il comune interesse di spingere Governo e Parlamento verso la decisione opposta che, nei fatti, oltre a salvaguardare le donne, porterebbe una mitigazione per gli uomini degli effetti perversi della legge Fornero. Mitigazione che, a parole, tutte le forze politiche ormai (Scelta Civica eslusa) sembrano intenzionate a ricercare.

Sui siti web specializzati sono già partite varie petizioni in proposito (ad esempio vedasi su Change.org). Dalla forza di tali pressioni popolari dipenderà molto dell'esito di questa vicenda.