Quanto dovrebbe versare nella previdenza integrativa al giorno d'oggi un lavoratore precario che percepisce 800 euro al mese? La domanda è d'obbligo visto che si spinge sulla previdenza integrativa, parlando addirittura di obbligo, quando invece la soluzione passa solo restituendo alla previdenza pubblica il giusto valore e ruolo.

E' questa, in sintesi, la posizione di Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo Nazionale dell'USB, Unione Sindacale di Base, nel commentare la recente posizione dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) sulle Pensioni in Italia ed in particolare su quelle, da fame purtroppo, che di questo passo prenderanno coloro che oggi sono giovani precari o lavoratori saltuari.

Tutto ciò è il risultato delle leggi che in Italia si sono susseguite dal 1995 ad oggi, e che hanno portato, parallelamente, alla nascita di fondi integrativi che a loro volta rappresentano però un richio economico. Ed il tutto quando invece, secondo l'esponente dell'USB, i 40 anni di lavoro dovrebbero rappresentare in Italia un limite da non superare, un target più che sufficiente per poter andare in pensione in maniera dignitosa.

Per l'Unione Sindacale di Base il sistema previdenziale pubblico si può rilanciare eliminando il precariato, tornando alle assunzioni a tempo indeterminato e recuperando risorse dagli sprechi ma anche dal contrasto alla corruzione che, in base alle ultime stime fornite dalla Corte dei Conti, costa ogni anno allo Stato italiano la bellezza di 60 miliardi di euro.