Cuba, pur a piccoli passi, si apre al mondo, senza che venga però avvantaggiata la comunità di Miami, come tiene a specificare Rodrigo Malmierca, ministro del Commercio estero. La Ley de Inversión extranjera appena approvata, e in vigore fra tre mesi - sostengono alcuni analisti - sarebbe una diretta conseguenza della crisi politica venezuelana: il gigante petrolifero Petróleos de Venezuela (Pdvsa) starebbe ultimamente incontrando serie difficoltà nel rifornire l'Isola caraibica di greggio, così come stabilito dal Convenio integral de cooperación entre Cuba y Venezuela del 2000.

Il 29 marzo l'Assemblea Nazionale del potere popolare - riunita a porte chiuse in sessione straordinaria (non era ammessa neppure la stampa accreditata) - ha finalmente dato il via libera alla legge più attesa, quella che regolerà ogni investimento straniero. Il testo - mirato ad attrarre capitali stranieri a Cuba - sostituisce la disciplina del settembre 1995 e punta a dar respiro a un'economia stagnante, che nel 2013 è cresciuta meno di quanto l'Avana si aspettasse. Il Governo ha dato enorme importanza sia all'iter legislativo, sia alla sua conclusione, come dimostrato non solo dalla presenza di Raúl Castro in Parlamento durante l'approvazione della legge, ma anche dalla copertura sistematica, che la stampa nazionale ha dato all'evento.

Sul fronte delle autorità, la dichiarazione meno nebulosa è stata quella di Marino Murillo, vicepresidente del Consiglio dei ministri. "Abbiamo bisogno che l'economia cresca come minimo tra il cinque e sette per cento" ha spiegato ai microfoni della televisione nazionale, "tuttavia questa percentuale richiede un tasso d'investimento annuale di circa il venti per cento, per cui è necessario un finanziamento esterno".

Più precisamente, spiega Murillo, "Cuba ha bisogno di due, o due miliardi e mezzo di dollari l'anno, in investimenti stranieri diretti, perché possa portare avanti il proprio modello sociale socialista, prospero e sostenibile". Il vicepresidente precisa poi che "non avere a diposizione queste fonti, ritarderebbe lo sviluppo nazionale".

La Ley de inversión e i cubani di Miami

Il ministro Malmierca, da parte sua, ha spiegato che la legge sugli investimenti stranieri contempla "la possibilità che i cubani residenti all'estero possano investire nel Paese", un'eventualità che non era esclusa neppure dalla normativa precedente. "Cuba non andrà in cerca degli investimenti stranieri in quel di Miami", ha tuttavia precisato al riguardo Malmierca, "la legge non li proibisce, ma la politica non li promuove".

Che cosa dice la legge

Questa normativa - che equipara i capitali dei cubani residenti all'estero a quelli stranieri tout court - avrà un ambito di applicazione universale: disciplina ogni settore economico, con le eccezioni di sanità, difesa e istruzione.

Va aggiunto che, secondo il Governo Castro, avrà grande successo nel comparto agricolo, specie in campo alimentare. Il testo prevede un'ampia gamma di esenzioni fiscali, correggendo il punto debole della normativa antecedente, rimasta per larga parte inapplicata. Le entrate personali saranno esentate da qualsiasi tipo d'imposta, mentre gli utili aziendali lo saranno per i primi otto anni. In seguito l'aliquota sarà pari al quindici per cento - precisamente la metà di quanto previsto dalla Legge del 1995 - con l'eccezione dello sfruttamento delle risorse naturali, settore che potrà essere gravato da un'imposta sugli utili pari al cinquanta per cento.