Il risultato principale dell'analisi del Censis è quasi shockante: i dieci uomini più ricchi d'Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500mila famiglie di operai messe assieme. Lo rivela il "Corriere della Sera", aggiungendo che poco più di duemila italiani ricchissimi si spartiscono "una torta" molto golosa da 169 miliardi di euro, senza contare gli immobili. Vale a dire che lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% del totale. Una vera e propria indagine sulla disuguaglianza sociale e la sua concreta espressione.

Ciò che emerge da questo interessante studio sono d'altronde problemi noti da tempo e su cui da diversi anni ci si interroga più o meno seriamente. Primo tra tutti, come si legge sul "Corriere della Sera", quello della famigerata forbice sociale. Le distanze nella ricchezza, a tal proposito, sono aumentate costantemente nel tempo, tanto che oggi, in piena crisi, il patrimonio di un dirigente è pari a 5,6 volte quello di un operaio. C'è poi la questione della geografia nazionale e dei territori svantaggiati. Al Sud perciò il rischio di finire in una situazione di povertà è il triplo superiore che al Nord e doppio rispetto al Centro. Così come lo è il rischio di finire indebitati.

Il quadro rappresentato, perciò, stando al quotidiano, è quello di un divario sociale sempre più largo, in particolar modo negli anni della crisi, dove, come rivela la ricerca Censis, i consumi familiari annui degli operai italiani si sono ridotti di ben il 10,5%, mentre i consumi di impiegati e dirigenti sono calati molto meno, di appena il 2% quelli di quest'ultimi.

Tutto ciò, si legge ancora nella ricerca, ha portato alla disintegrazione sociale e alla scomparsa della classe media, da sempre indice del benessere di una società. La politica italiana dovrebbe perciò operare in direzione di un suo ricompattamento sociale e in politiche che favoriscano appunto la classe media, la numericamente più consistente e quella maggiormente in grado di segnare una fine nella contrazione di spese e consumi. Il popolo italiano, come sempre, attende con ansia, come con ansia apprende ufficialmente ancora una volta dei suoi drammi moderni.