Da qualche giorno è arrivata la notizia che a Cuba gli stranieri possono investire il loro capitale. Quello che per tanti era un sogno, ora potrà diventare realtà. Ebbene si, perché il primo giorno di aprile del 2014, il governo cubano ha compiuto questo passo, che si rivela importantissimo nella riforma economica che sta portando avanti l'isola caraibica.

Marino Murillo, vicepresidente del Consiglio di Stato e responsabile dell'attuazione delle riforme, ha affermato recentemente che "l'obiettivo della legge è arrivare a un aumento del 30% dei capitali esteri investiti, per un totale di più di due miliardi di dollari.

Una cifra che dovrebbe permettere a Cuba una crescita attorno al 7% l'anno".

Il governo del presidente Raul Castro autorizzerà l'ingresso di investitori stranieri in tutti i settori dell'economia, escludendo quelli "strategici": scuola, salute e forze armate. Con questa legge, approvata dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare (il Parlamento cubano), si tolgono la maggior parte dei vincoli posti dalla precedente legge (1995) sull'ingresso di capitali stranieri. Tutto ciò perché il socialismo cubano dovrà essere "prospero e sostenibile", come ha detto il Ministro del Commercio degli Investimenti Esteri, Rodrigo Malmierca.

Tra meno di novanta giorni tutte le persone fisiche o giuridiche con domicilio e capitale all'estero, inclusi i cittadini cubani residenti in altri paesi, potranno diventare investitori di capitale nell'isola.

La nuova legge, inoltre, fornisce una serie di garanzie sia giuridiche (protezione degli investimenti e dei beni immobiliari che non potranno essere espropriati) che economiche (trasferimento all'estero degli utili in moneta convertibile, detassazione per i primi otto anni per le imprese miste).

Potranno investire a Cuba anche i nordamericani di origine cubana, ai quali si estendono le garanzie di protezione anche contro l'embargo unilaterale decretato da più di cinquant'anni dagli Usa con lo scopo di distruggere il sistema socialista cubano e la sua rivoluzione.

Si, perché dal 1992 il governo degli Stati Uniti, prevede sanzioni contro le imprese internazionali che investono in un paese inserito nella black list di Washingtong. In particolare questa legge (Torricelli e Helms Burton) riconfermata dall'amministrazione Obama nel 2013, impedisce ai cittadini statunitensi, dunque anche ai cubano-americani, di investire a Cuba.

Quindi porte aperte anche per i cubani emigrati negli Usa, ma solo per quelli "che non abbiano posizioni avverse al processo rivoluzionario e che non siano legati alla mafia terrorista di Miami", come ha detto chiaramente il ministro Malmierca.