L'obiettivo di tale decreto era sostanzialmente quello di modificare qui trattamenti pensionistici che contemplano cifre che superano di dieci volte quelle previste dall'Istituto di Previdenza Sociale.

Il tetto massimo era stato stabilito a 3.200 euro al netto (circa 5.000 euro lordi). La Meloni proponeva un ricalcolo delle Pensioni al fine di verificare le differenze che verrebbero a galla nel caso in cui fossero erogate dal sistema contributivo nazionale. Le parti tuttavia non sembrano essersi accordate per svariati motivi.

A presentare una proposta di soppressione del decreto il parlamentare Sergio Pizzolante del Nuovo Centrodestra; col sostegno (in forma di voto) di tutti i partiti.

Gli sfavorevoli al suo annullamento invece, il Movimento 5 Stelle e i Fratelli d'Italia.

Maria Luisa Gnecchi del Pd spiegherebbe il blocco del decreto avvenuto alla Camera, nel fatto che pensioni da 3.200 euro non possono essere considerate "d'oro" e che non volendo ripetere errori commessi in passato, si debba invece intervenire nell'ambito di pensioni con importo decisamente più elevato.

La compattezza dei partiti nel voler bocciare il decreto legge lancia, a detta della stessa Meloni, una pessima immagine del Parlamento, che dimostra con questa presa di posizione semplicemente di non voler intervenire sulla questione. Senza contare che questo fatto si va a sommare al precedente voto "no" sugli adeguamenti delle pensioni da 1400 euro.

Alle proteste di Giorgia Meloni risponde anche il presidente del Pd, Cesare Damiano, che come la sua collega Gnecchi, sostiene di non poter definire "d'oro" le pensioni da 3000 euro, e definisce piuttosto questa manovra, una "tosatura" ai pensionati italiani.