Alla conclusione che i lavoratori precari saranno poveri sia da giovani che da vecchi arriva l'Ocse, l'Organizzazione Internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel rapporto diffuso alla fine del 2013 sullo stato della previdenza sociale nei vari Paesi del mondo.

Secondo l'istituto i vari governi sono attesi in futuro da una difficile sfida, quella di saper creare sistemi sociali e previdenziali finanziariamente sostenibili e, allo stesso tempo, capaci di assicurare redditi adeguati per gli anni successivi alla vita lavorativa.

L'alto tasso di disoccupazione imperante tra le giovani generazioni e la larga diffusione del lavoro precario fanno presagire panorami foschi, perché aumentano le probabilità di ritrovarsi in povertà una volta raggiunta l'età pensionabile. Per i lavoratori precari la pensione diventa sempre più un miraggio.

E in questa sfida l'Italia parte ampiamente svantaggiata su tutti i fronti, perchè ha il 40% di disoccupazione giovanile e 3,3 milioni di lavoratori precari e, nonostante le ultime riforme previdenziali, l'assegno sociale pesa sulla spesa pubblica molto di più che per altri Paesi, senza aver risolto il problema della diffusa povertà tra le persone in pensione.

L'aver sostituito il sistema retributivo con quello contributivo, permette allo Stato di risparmiare sulla spesa pensionistica, ma costringe i lavoratori a poter contare solamente su quello che hanno effettivamente versato.

E per un lavoratore precario sono altissime le probabilità di non poter disporre di un reddito sufficiente. Ma non è tutto, perché i rischi sono ancora maggiori, se si considera che in Italia, al di là dell'assegno sociale erogato in base al livello di reddito, per gli ultra sessantacinquenni non è prevista alcuna pensione sociale avente lo scopo di alleviare il peso della povertà tra gli anziani.

Ad aggravare le prospettive già nebulose contribuisce il fatto che da noi non decolla la previdenza integrativa, che è su base volontaria. Se non si riuscirà ad accantonare risorse sufficienti durante il periodo lavorativo e non si terrà conto del fatto che le aspettative di vita sono in continuo aumento, è altissimo il rischio di essere più longevi del proprio patrimonio finanziario.

Nei Paesi come il nostro, nei quali la disoccupazione giovanile è assai elevata, le Pensioni sono spesso l'unica fonte di reddito per le necessità di genitori e figli, pertanto urgono politiche sociali e del lavoro, che creino opportunità di occupazione a tutte le generazioni. Per concludere, rimane l'amara constatazione che in Italia è alto il rischio di default del sistema pensionistico e che non si intravedono azioni politiche per il lavoro, per la tutela dei redditi e per la valorizzazione del risparmio idonee ad evitarlo.