La Legge di Stabilità 2014 delude le aspettative dopo la mazzata del Governo Monti e in particolare della riforma Pensioni dell'ex Ministro Elsa Fornero che ne aveva bloccato le indicizzazioni relative all'aumento del costo della vita. Ecco perchè e vediamo cosa cambia nel 2014.

La rivalutazione delle pensioni sarà del 100% solo per quelle di entità fino a 3 volte il minimo. Niente per cui esultare visto che l'inflazione è sempre più bassa e di conseguenza stiamo parlando di una percentuale pari a 1.2, impalpabile.

Attendevano dopo 2 anni la rivalutazione piena anche la fascia di pensionati che percepisce un importo lordo fra i 1.487 e i 1.982 euro.

Infatti dal 90% il Governo ha concesso l'adeguamento al 95%, parliamo di un aumento che in percentuale è inferiore al precedente, solo +1.08%.

Dello 0.9% l'indicizzazione delle pensioni di valore compreso fra 1.983 ai 2478 euro, dello 0,6% dai 2.479 ai 2.973 euro. Per le pensioni di scaglioni superiori, l'aumento sarà dello 0,48% che esclude la quota eccedente la soglia.

Dopo la bocciatura della Corte di Cassazione, viene riproposto in forma diversa il contributo di solidarietà per le pensioni superiori ai 90.168 euro lordi all'anno. Per la precisione sarà del 6% per quelle fino a 128.811 euro, del 12% fino a 193.217 euro, e del 18% oltre.

Dai dati appena citati provenienti dal Corriere.it, appare lampante come la rivalutazione sulle pensioni sia insufficiente se non ridicola dopo il blocco del 2012.

Il contributo di solidarietà non sarà sufficiente visto che le pensioni massime seppur scandalose non sono così tante da poter dare un grande sollievo ai destinatari, cioè i poveri che dovrebbero ricevere sussidio.

Fra l'altro basta fare due conti per rendersi conto che un aumento di pensione nelle misure sopra indicate a seconda dei scaglioni, vogliono dire 10-20 euro mensili in più, che al lordo dell'Irpef diventano ancora più insignificanti.

Tutto questo mentre il tetto per il cumulo pensioni-stipendi dei manager pubblici balza dai 150mila euro iniziali, ai 300mila euro. Sarebbe stato necessario mettere almeno per un periodo limitato, un tetto massimo di salario per tutti quei pensionati pubblici che ricevono cifre esorbitanti e per nulla in proporzione ai contributi versati, ma forse è chiedere troppo ad una Legge di stabilità e a un Governo Letta che dopo aver fatto propaganda sulla nuova direzione del non aumento tasse, fa scoprire che gli italiani dovranno pagarne oltre 2 miliardi in più dell'anno precedente.

Non ci sono buone notizie nemmeno per le donne, dal 2014 l'età pensionabile sale a 63 anni e 9 mesi, per coloro che hanno lavorato da autonome ancora peggio, 64 anni e 9 mesi. Guardando invece gli anni di contribuzione, le donne dovranno raggiungere i 41 anni e 6 mesi.

Esiste però anche un'eccezione che non è detto sia così favorevole, cioè andare in pensione a 57 anni se si hanno 35 anni di contributi, mentre a 58 anni per le lavoratrici autonome, dov'è il trucco? Regole vecchie ma sistema nuovo. Ovvero potranno andare in pensione prima ma con la pensione calcolata sul contributivo. Fatti due calcoli approssimativi, si perderà tanto rispetto al retributivo con cui hanno cominciato a lavorare. Tanto per dire, invece di 1.000 euro potrebbero riceverne 700, ci sarà da pensarci e anche tanto.