Attraverso l'adozione del decreto Milleproroghe che ilConsiglio dei Ministri ha approvato lo scorso venerdì è stata disposta lasospensione degli sfratti per le categorie disagiate per un periodo di 6 mesi, finoal 30 giugno 2014.

Una nota di Palazzo Chigi precisa che con questoprovvedimento si è cercato di attenzionare le situazioni di emergenza realeproprie dei nuclei familiari effettivamente disagiati, evitando dunque diricorrere ad un intervento diffuso e generalizzato sugli sfratti, che in questofrangente avrebbe avuto il significato di sancire una eguaglianza dellediseguaglianze.

La sospensione semestrale – precisano da Palazzo Chigi – è relativaai provvedimenti esecutivi di rilascio per finita locazione di immobili adibitiad uso abitativo ed è stata disposta a vantaggio di conduttori con un redditoannuo lordo familiare inferiore a 21 mila euro che siano residenti nei Comunicapoluogo di provincia e in quelli limitrofi con popolazione superiore ai 10mila abitanti, nonché nei Comuni adalta densità abitativa di cui alla delibera CIPE del 13 novembre 2003 n. 87103.Ulteriore requisito per accedere al beneficio di legge è che nel proprio nucleofamiliare vi siano figli fiscalmente a carico, persone ultrasessantacinquenni,malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66%.

Infinei conduttori per accedere al regime di proroga non devono essere in possesso di altraabitazione nella regione di residenza che sia adeguata alle esigenze delnucleo familiare.

Il decreto Milleproroghe inoltre, sempre in tema di locazione, ha disposto un intervento voltoa scrivere la parola fine sulla pratica degli affitti d'oro: si fa riferimentocon questa terminologia agli elevatissimi canoni di locazione pagati dallepubbliche amministrazioni per gli immobili da esse presi in locazione.

Gliamministratori potranno avvalersi di uno speciale diritto di recesso dalle locazionipassive entro la data del 30 giugno 2014.

Ma veniamo all'aspettopiù controverso del Milleproroghe, quello riguardante l'intervento per coprireil passivo di bilancio della Capitale romana. Le principali fontigiornalistiche parlano di un finanziamento del passivo che ammonta, in base aquanto disposto dallo stesso decreto, a 115 milioni di euro.

Ricordiamo che neigiorni scorsi Napolitano ha bloccato il decreto salva Roma perché questo pressoPalazzo Madama era stato appesantito di emendamenti volti a finanziare ilbilancio di altri enti pubblici: questi emendamenti prevedevano, ad esempio, l'esborsodi 20 milioni per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese e di 23milioni per i treni valdostani.

Lo stop sancito da Napolitano dunque sembraaver riportato il provvedimento di salvataggio nell'ambito della sua originariaformulazione, ma proprio questo è il punto nodale di tutta la questione: l'unicoreale intervento di finanziamento disposto dal Milleproroghe è quello cheriguarda la Capitale, tutte le altre realtà che versano in situazioni debitoriedeficitarie devono accontentarsi e continuare a contare i pidocchi.

Si fa presto, dunque, a parlare di eguaglianza, ma nella sostanza la diseguaglianza continua a farla da padrona. A questo discorso si potrebbe obiettare che il prestigio della Capitale va difeso come un bene di inestimabile valore, ma ci chiediamo se un'oasi nel deserto può bastare all'Italia per tornare a vestire l'abito di Gala e mettere da parte gli stracci.