Nell'Italia degli sprechi, esiste una voce, molto spesso ignorata, ma capace di pesare in maniera rilevante sul bilancio della nostra economia. Si chiama semplicemente Pra, sigla del Pubblico Registro Automobilistico, il cui costo si aggira, ogni anno, intorno ai 190 milioni di euro e la cui utilità, in ultima analisi, si può definire inutile.


Il Pra si occupa di registrare i dati relativi alle autovetture che circolano nel nostro Paese: se pensiamo che i dipendenti sono circa 3000 e che sono numerosissime le aziende collegate a questo ente, ci rendiamo conto di quanto possa incidere in maniera negativa sui conti dello Stato.


I tentativi di abolire questo istituto sono stati diversi, ma tutti misteriosamente finiti in una bolla di sapone: prima l'ex ministro delle liberalizzazioni, Pier Luigi Bersani provò per ben due volte ad eliminare quello che è, in fin dei conti, un "doppione" della Motorizzazione Civile.


In seguito ci fu addirittura una proposta di referendum, promossa da un comitato presieduto dall'ex direttore del noto quotidiano "Sole24ore" Gianni Locatelli e composto da una serie di associazioni e dalla rivista Quattroruote: anche questo tentativo risultò vano, visto che la Corte Costituzionale, nonostante le firme raggiungessero abbondantemente il quorum, lo giudicò inammissibile.


Come riporta Sergio Rizzo de "Il Corriere della Sera", il Pra è "uno degli ultimi residui della normativa fascista, considerato che l'iscrizione dei veicoli al Pra è prevista da un decreto del 1927. Questa tassa occulta da circa 200 milioni l'anno, cifra pari a sei volte e mezzo lo stanziamento 2014 per il dissesto idrogeologico in tutta Italia, rappresenta una formidabile assicurazione sulla vita per un carrozzone chiamato Automobile club d'Italia. L'unica federazione sportiva dipendente dal Coni che oltre a gestire per legge una funzione statale obbligatoria per i cittadini riscuote pure una imposta: il bollo auto. Ovviamente non gratis. Per la riscossione di quella tassa ha incassato lo scorso anno 41 milioni, che sommati ai 191 introitati grazie alla gestione del Pubblico registro automobilistico fanno 232 milioni".