Riforma Pensioni, la Fornero non si tocca: molta l'attesa, negli scorsi giorni, per l'audizione di oggi del ministro Giovannini alla Commissione Lavoro della Camera. I temi caldi in materia pensionistica sono tantissimi, e il mondo politico e l'Italia intera si attendeva da Giovannini indicazioni chiare della direzione che il governo Letta intende prendere in questo ambito.

Ma la prima indicazione che il ministro ha voluto dare, suscitando delusione in molti, è un no secco ad una "controriforma Fornero". La legge approvata sotto il governo Monti nel dicembre 2011 resterà in vigore e non si potranno apportare modifiche sostanziali, ha ribadito Giovannini.

A parte la correzione di storture evidenti (come il capitolo esodati, per il quale, ha ricordato, sono già stati stanziati 10,4 miliardi di euro), non ci sarà nessun cambio di direzione radicale.

Nessuno spazio, quindi, per la flessibilità, almeno per come è stata proposta negli ultimi mesi. Le ipotesi presentate in parlamento nell'ultimo periodo - ricordiamo tra le principali la proposta di Cesare Damiano (PD) che prevede di consentire l'accesso alla pensione in un arco di età compreso tra i 62 e i 70 anni, con penalizzazioni o incentivi sull'assegno - non sono economicamente sostenibili.

Giovannini ha comunque affermato di voler "trovare una soluzione economicamentesostenibile che consenta di avere un margine di flessibilizzazione", ma solo "compatibilmente con aspetti di natura finanziaria: le proposte depositate hannoun costo elevato che impedirebbe qualsiasi altro intervento su altri fronti".

Allo studio del ministero, ha riferito, ci sono invece meccanismi che permettano una maggiore flessibilità per l'accumulo dei contributi, per le persone che entrano tardi nel mercato del lavoro o percorrono carriere discontinue, e ipotesi di congelamento per le pensioni più elevate, riducendone l'indicizzazione. 

Ma la parola d'ordine, dalla quale dipende ogni modifica in campo pensionistico, resta la crescita economica del paese attraverso stimoli all'occupazione.

"Se l'occupazione non cresce - queste le parole del ministro - non c'èsistema pensionistico che possa reggere. Non ce n'è per nessuno. I meccanismipensionistici hanno al loro interno il fattore crescita del Pil. Il trade offche abbiamo davanti è riportare il tasso di crescita dell'Italia ad un livelloelevato". 

Delusione diffusa tra quanti si aspettavano risposte più definite riguardo alle questioni più scottanti in tema previdenziale: a quando i primi passi concreti, tra gli altri, per Quota 96 e per le nuove emergenze sollevate dalle famiglie dei disabili e dai donatori di sangue