Riforma Pensioni, per le donne l'aumento di anni di contributi per colmare il gap uomo-donna è davvero un'opzione possibile? Come molti sapranno, la Commissione Europea ha dato il via a una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese a causa della disparità degli anni di contributi minimi necessari al pensionamento anticipato per uomini e donne. La legge "incriminata" è la 214 del 2011, secondo la quale per ottenere la pensione prima di raggiungere l'età massima sono necessari 41 anni e tre mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini.

Tale norma dovrebbe entrare in vigore il prossimo gennaio, ma la disparità in essa contenuta entra in conflitto con l'articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell'UE.

Si torna quindi a parlare di riforma Pensioni e di donne più nello specifico. Il timore per la platea femminile italiana interessata, naturalmente, è quello che il Governo decida per un aumento degli anni di contributi necessari al fine di eliminare la disparità tra i due sessi contenuta nella legge 214 del 2011. Si tratta di un'opzione possibile, come potrebbe in teoria essere una soluzione la diminuzione degli anni di contributi minimi per gli uomini, tuttavia per il momento si tratta solo ed esclusivamente di ipotesi.

Si prevedono interventi di riforma pensioni per le donne o per gli uomini, a ogni modo, sulla legge finita sotto la lente dell'UE: Giovannini dovrà senz'altro lavorare a una soluzione e a breve, dato che, come accennato, la legge in questione in teoria dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2014.

Sul problema delle pensioni donne e della disparità nei contributi minimi contenuta nella legge, secondo copione, dopo la messa in mora dell'Italia dovrebbe giungere a breve una lettera con tutte le spiegazioni dettagliate in merito alle motivazioni dell'apertura della procedura di infrazione e in cui verranno chieste delucidazioni al nostro paese. Per comprendere meglio le conseguenze di questa procedura si attendono ora dichiarazioni del ministro Giovannini e di altri membri del governo.