Ormai è noto: una riforma delle Pensioni articolata e incisiva non ci sarà. Almeno non nel prossimo futuro, e non nella direzione di una maggiore flessibilità. Ma c'è di più: gli aggiustamenti al sistema previdenziale approvati dal governo Letta nella legge di stabilità andranno a penalizzare proprio una larga fetta di pensionati.

A lanciare l'allarme è lo Spi Cgil, con il segretario generale Carla Cantone che, in un comunicato ufficiale, denuncia: "ancora una volta i pensionati vengono usati dal governo come un bancomat".

Il riferimento è alle misure relative all'adeguamento all'inflazione degli assegni: l'esecutivo di Enrico Letta ha deciso di applicare un'indicizzazione per fasce progressive.

Oltre al congelamento, per l'anno 2014, per la quota di pensione oltre sei volte il minimo (3 mila euro lordi), l'adeguamento sarà al 100% per gli assegni fino a tre volte il minimo, al 90% per la fascia tra tre e quattro volte il minimo, al 75% per la parte tra quattro e cinque volte il minimo e al 50% per gli importi superiori a cinque volte il minimo.

Secondo i calcoli del sindacato pensionati, tutto ciò si tradurrà in una perdita di 615 euro a testa in media nel triennio 2014-2016 per ben 5 milioni di pensionati. Nel dettaglio, nel 2014 la perdita sarà mediamente di 172 euro, nel 2015 di 217 euro e nel 2016 di 226 euro.

Lo Spi Cgil denuncia un taglio complessivo alle pensioni stimato in 2,3 miliardi di euro nel triennio considerato.

"Con la legge di stabilità - afferma la Cantone -non solo si vanno a peggiorare le norme previste fino ad oggi ma viene completamente smantellato il sistema previdenziale così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Non staremo a guardare e daremo battaglia in Parlamento perché si cambi nel segno dell'equità. Continueremo con la mobilitazione che con Fnp-Cisl e Uilp-Uil stiamo già mettendo in atto in tutti i territori".