In ambito riforma Pensioni, le ultime novità annunciate dal ministro del lavoro Enrico Giovannini "privilegiano chi non lavora e non vuole lavorare": a parlare è Renato Brunetta, capogruppo del PdL alla Camera, che si dice "preoccupato" dalla direzione che il governo sta prendendo in materia previdenziale.

Il riferimento è all'audizione di Giovannini alla Camera tenutasi la scorsa settimana, nella quale il ministro ha ribadito un no deciso alla contro-riforma Fornero ed elencato solo alcune modifiche che il governo intende apportare al sistema.

Prima di tutto importanti emendamenti per i familiari dei disabili e per i donatori di sangue, penalizzati dalla legge introdotta dall'ex ministro del governo Monti, e poi stop all'indicizzazione all'inflazione per le pensioni superiori a oltre 6 volte il minimo, cioè sopra i 3000 euro.

Proprio questa misura ha provocato una forte reazione da parte di Brunetta, secondo il quale Giovannini "vuole togliere a chi lavora e ha lavorato tutta una vita (impiegati, lavoratori autonomi e pensionati) e dare a chi non lavora e non vuole lavorare (reddito di inserimento)''. La misura al centro del dibattito in questo caso, oltre allo stop all'adeguemento al costo della vita, è il sostegno di inserimento attivo (Sia), altra ipotesi lanciata recentemente dal ministro: un sussidio per aiutare i cittadini in difficoltà economica subordinato alla partecipazione ad un programma di reinserimento lavorativo da parte del richiedente.

Il capogruppo PdL, in una nota ripresa dall'agenzia Asca, si scaglia poi contro la riforma delle pensioni Fornero, legge che il governo Letta ha intenzione di mantenere pienamente in vigore riconoscendole il merito di aver reso più sostenibile il sistema previdenziale italiano e garantito 80 miliardi di spesa in meno tra il 2012 e il 2021 rispetto alle normative precedenti.

Ma Brunetta non è d'accordo: "i provvedimenti - afferma nella nota - hanno prodotto più costi che benefici. Si pensi al problema degli esodati e all'aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, nel 2012, con effetto trascinamento anche nel 2013".

La riforma avrebbe poi "allontanato il nostro paese dal mainstream europeo, cui era approdato grazie ai provvedimenti del governo Berlusconi''. Altre polemiche, quindi, che contribuiscono ad alimentare il già acceso dibattito sulla riforma delle pensioni, sulla quale la maggioranza che sostiene il governo Letta sembra più che mai divisa.