L'Italia detiene un duplice record negativo nell'area Ocse: è la patria degli insegnanti peggio pagati, e di quelli più vecchi. L'impietosa conferma, riportata dall'Anief (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori) è arrivata con il nuovo rapporto "Education at a glance" dell'Ocse stessa.

I dati: per quanto riguarda lo stipendio, il gap a inizio carriera (29.418 dollari per un prof italiano, contro 31.348 di media dei 34 membri dell'organizzazione), diventa sempre maggiore con il procedere dell'esperienza lavorativa: 36.928 dollari per un prof italiano con 15 anni di anzianità, contro 41.665 di media Ocse.

La forbice a fine carriera arriva addirittura a 8 mila euro.

E cosa dire dell'età? Dal rapporto emerge che nel 2011 il 47,6% dei docenti elementari, il 61% di quelli delle medie inferiori e addirittura il 62,5% di quelli delle superiori aveva oltre 50 anni. Ma a preoccupare ancora di più è il fatto che ''negli ultimi anni un numero decisamente limitato di giovani adulti è stato assunto nella professione di insegnante'', sottolinea l'Ocse.

Scuola italiana sempre più vecchia? Per l'Anief "si tratta di una normale conseguenza degli scellerati provvedimenti presi dagli esecutivi che si sono susseguiti a partire dal 2006". E l'associazione aggiunge: "il Governo non può continuare a rimanere indifferente di fronte a certe indicazioni.

Serve un cambio di direzione".

"Stiamo pagando un conto salatissimo - commenta il presidente Anief  Marcello Pacifico, - iniziato con il taglio degli organici, che ha cancellato 200mila posti in 6 anni, e continuato con il blocco del turn over e si è concluso con lo stop al rinnovo degli scatti e degli stipendi. Il risultato è che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani, stanchi e demotivati.

Mentre i giovani vengono lasciati fuori, anche quando sono abilitati e meritevoli si ritrovano ad entrare in ruolo ormai alle soglie dei 50 anni".

"Basta dire, a tal proposito, che solo una minima parte di coloro che conseguiranno l'abilitazione questa estate con i Tfa speciali avrà la possibilità di accedere al ruolo entro qualche anno - prosegue Pacifico -.

Mentre, se va bene, appena la metà dei vincitori del concorso a cattedra verranno assunti. E che dire degli oltre 200mila già abilitati da anni, inseriti nelle graduatorie, destinati a fare i supplenti chissà ancora per quanto? Non è un caso che il loro numero corrisponda a quello dei tagli agli organici degli ultimi sei anni...".