In un rapporto pubblicato l'11 giugno scorso dalla Banca centrale finlandese, l'andamento dell'economia del paese scandinavo è vista, per la prima volta negli ultimi anni, negativamente. La Finlandia è tra i cosiddetti stati "virtuosi": il governo di Helsinki non ha mai violato i vincoli sul bilancio imposti dall'Unione Europea, ma anzi ha contribuito ad aiutare i paesi indebitati in cambio di riforme strutturali, riuscendo nel contempo a mantenere il giudizio di Tripla A dalla temuta agenzia di rating Moody's. Questo non ha però messo completamente al riparo la Finlandia dalle conseguenze, seppur indirette, della crisi generalizzata dell'Eurozona, come dimostra il rapporto.

La nuova previsione sull'andamento del pil nel 2013 si attesta su un calo del 0,8%. La precedente si attestava invece intorno a una crescita contenuto (0,4%). Una lenta ripresa è cautamente prevista nel 2014, con un aumento del pil dello 0,7% , che nel 2015 sarà dell'1,4%. La situazione finlandese non è critica, soprattutto se confrontata con i paesi mediterranei, ma fa comunque suonare un campanello d'allarme, indizio di quanto la crisi sia generale e diffusa.

Il governatore della Banca centrale finlandese Erkki Liikanen imputa la previsione negativa sul pil alla recessione globale causata dalla crisi finanziaria e alla struttura stessa dell'economia finlandese, basata prevalentemente sui cellulari Nokia e sulle cartiere, ambiti in cui negli ultimi anni si è registrato un significativo calo della domanda estera. Infatti, se agli inizi degli anni Duemila l'industria elettronica e cartiera contribuivano circa al 10% dell'interno pil finlandese, un decennio dopo la quota è calata a circa il 4%.