Dal rapporto2013 dell'International Labour Organization emerge chiaramente che a partiredal 2007 il numero dei lavoratori precari in Italia è aumentato del 5,7% e chenel 2012 il precariato ha toccato quota 32% dell'occupazione complessiva.

L'ILO sottolineache la soluzione al problema della disoccupazione giovanile non può andare apenalizzare coloro che il lavoro già ce l'hanno determinando unaprecarizzazione di questi ultimi, piuttosto è necessario ed indispensabileadottare misure volte alla creazione di nuovi posti di lavoro, consistenti adesempio nella previsione di incentivi all'assunzione dei giovani maggiormente svantaggiatiin quanto disoccupati da lungo tempo o poco qualificati, o ancora nella istituzionedi borse di formazione-lavoro.

Per tornareai livelli occupazionali del 2007 all'Italia servono circa 1 milione e 700 milanuovi posti di lavoro, sottolinea l'ILO nel suo rapporto: difatti a partire dal2° trimestre 2008, nel nostro Paese sono andati perduti circa 600 mila posti dilavoro, mentre nello stesso periodo la popolazione in età lavorativa si è incrementatadi circa 1,1 milioni di individui.

In un quadro di così profondo disagio, afferma l'ILOnel rapporto, il rischio di tensioni sociali cresce in maniera esponenziale. "Apartire dal 2010 - si legge nel rapporto - i Paesi che hanno sperimentato ilmaggior aumento nel rischio di rivolte sociali sono Cipro, Repubblica Ceca,Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna; mentre il rischio è diminuito inBelgio, Germania, Finlandia, Slovacchia e Svezia". Un eventuale deficit dicomunicazione democratica e la riduzione degli spazi partecipativi inoltre possonodeterminare un effetto incrementale rispetto alla conflittualità sociale,acuendo i rischi che la protesta possa assumere connotati violenti.